Un’abile trovata di Titurio Sabino

Hac confirmata opinione timoris, T. Sabinus idoneum quendam hominem et callidum delegit, Gallum ex iis, quos auxilii causa secum habebat. Huic magnis praemiis pollicitationibusque persuadet ut ad hostes transeat et, quid fieri velit, edocet. Qui, ubi pro perfuga ad eos venit, timorem Romanorum proponit, ac docet quibus angustiis ipse Caesar a Venetis prematur; neque longius abesse, quin proxima nocte Sabinas clam e castris exercitum educat et ad Caesarem auxilii ferendi causa proficiscatur. Quod ubi auditum est, conclamant omnes occasionem negotii bene gerendi amittendam non esse. Multae res ad hoc consilium Gallos hortabantur: superiorum dierum Sabini cunctatio, perfugae confirmatio, inopia cibariorum, cui parum diligenter ab iis erat provisum, spes Venetici belli, et quod fere libenter homines id quod volunt credunt. His rebus adducti, non prius Viridovicem reliquosque duces ex concilio dimittunt, quam ab his sit concessum ut arma capiant et ad castra contendant: id enim eis cordi erat. Qua re concessa, laeti, sarmentis vigultisque collectis, quibus fossas (Romanorum) compleant, ad castra Romanorum pergunt.

Cesare

Rafforzatasi questa sensazione di timore, Titurio Sabino scelse un uomo furbo e abile, un Gallo tra quelli che aveva con sè per aiuto. Lo convinse con grandi ricompense e promesse a passare al nemico e lo informò su quello che voleva fosse fatto. Costui, quando arrivò da loro come disertore, espose la paura dei Romani, e fece conoscere da quali difficoltà lo stesso Cesare fosse oppresso a causa dei Veneti; e (fece sapere) che non mancava molto a che una notte successiva Sabino conducesse di nascosto l’esercito fuori dall’accampamento e si mettesse in cammino per portare aiuto a Cesare. Appena udite queste parole, tutti gridarono che non bisognava lasciarsi sfuggire l’occasione di compiere con successo l’impresa. Molte circostanze spingevano i Galli a questa decisione: l’incertezza di Sabino dei giorni precedenti, l’affermazione del disertore, la scarsità di viveri, a cui avevano provveduto poco diligentemente, la speranza di una guerra contro i Veneti, e il fatto che generalmente gli uomini prestano volentieri fede a ciò che desiderano. Spinti da queste ragioni, non lasciarono allontanare dall’assemblea Viridovice e gli altri comandanti prima che da costoro fosse stato permesso di prendere le armi e di marciare contro l’accampamento: questo infatti avevano in animo. Concessa questa cosa, soddisfatti, raccolti rami secchi e sterpaglie, con cui poter colmare i fossati (dei Romani), si diressero verso l’accampamento Romano.