Un’incauta sfida canora

Sic enim Musas lacessiverant: «Cum Pieri filiis certate, deae! Nec voce, nec arte vincemur, sed, si (“se”) victae erimus, Emathiam relinquemus. Si autem victae eritis, sacri fontes et loca vestra nostra erunt. Diriment certamina nymphae». Mirum carmen edidit una ex Pieri filiis (“una delle figlie di Piero”). Stupuerunt nymphae ob carminis elegantiam, sed victoriam Pieri filiis tribuere recusaverunt priusquam Musas audiverunt. Inter Musas surrexit Calliope (nom.). Iam lyrae cordae temptatae erant a dea: subito suavi carmine Calliope Cereris laudes intonabat. Postquam nuptias Proserpinae narraverat, Calliope carmini finem fecit.

Così infatti avevano sfidato le Muse: «Gareggiate con le figlie di Piero, o dee! Non saremo superate né nella voce, né nell’arte, ma, se saremo sconfitte, lasceremo l’Emazia. Ma se invece verrete sconfitte, le sacre sorgenti e i vostri luoghi saranno nostri. Le ninfe giudicheranno le gare». Una delle figlie di Piero recitò uno straordinario carme. Le ninfe restarono stupite per l’eleganza del carme, ma si rifiutarono di attribuire la vittoria alle figlie di Piero prima di ascoltare le Muse. Tra le Muse si alzò Calliope. Dalla dea erano già state toccate le corde della lira: all’improvviso con un dolce carme Calliope intonava le lodi di Cerere. Dopo che ebbe narrato le nozze di Proserpina, Calliope pose fine al carme.