Un’incoronazione avallata da segni divini

[Erano ben noti il senso di giustizia e la religiosità di Numa Pompilio. Egli abitava nella sabina Curi ed era espertissimo, per quanto si poteva esserlo a quell’epoca, d’ogni legge divina ed umana.] Post Romuli mortem, audito nomine Numae, patres Romani non ullum civem praetulerunt illi viro et omnes ut Numae Pompilio regnus deferretur decreverunt. Quia Romulus augurato regnum accepit, Numa quoque de se deos consuli voluit. Inde Numa ab augure in arcem deductus est et in lapide ad meridiem versus consedit. Augur ad laevam eius capite velato sedem cepit, dextra manu baculum sine nodo aduncum tenens, quem lituum appellaverunt. Inde augur deos oravit et regiones ab oriente ad occasum determinavit et propitias ad meridiem partes, infaustas ad septemptrionem esse dixit. Tum lituo in laevam manum translato, dextra in caput Numae imposita, oravit: «Iuppiter pater, si (“se”) est fas hunc Numam Pompilium, cuius ego caput teneo, regem Romae esse, tu da signa certa nobis inter eos fines quos feci». [Enumerò poi gli auspici che desiderava gli fossero inviati. Quando li ebbe ricevuti, Numa, proclamato re, discese dal recinto augurale.]

Livio

Dopo la morte di Romolo, udito il nome di Numa, i senatori Romani non preferirono nessun cittadino a quell’uomo e decretarono che il potere regio si conferisse a Numa Pompilio. Poiché Romolo ricevette il potere regio dopo aver preso gli auspici, anche Numa volle che si consultassero gli dèi riguardo a lui. Quindi Numa fu condotto dall’augure sulla rocca e si sedette su una pietra rivolta a sud. L’augure prese posto alla sua (=di Numa) sinistra con il capo velato, tenendo con la mano destra un bastone ricurvo senza nodo, che chiamarono lituo. Quindi l’augure invocò gli dèi e delimitò le zone del cielo da est a ovest e disse che quelle verso sud erano propizie, quelle verso nord infauste. Allora, passato il lituo alla mano sinistra, posta la (mano) destra sulla testa di Numa, pregò: «Padre Giove, se è lecito che questo Numa Pompilio, di cui io tengo la testa, sia re di Roma, mostraci segni sicuri tra quei confini che ho tracciato».