Timoteo è costretto all’esilio

Defecerat Samus, descierat Hellespontus, Philippus iam Macedo multa moliebatur. Timotheus et Iphicrates cum Samum profecti essent et Chares, illorum adventu cognito, eodem cum suis copiis proficisceretur, ne quid absente se gestum videretur, accidit ut magna tempestas oriretur: quam evitare utile arbitrati, duo veteres imperatores suam classem suppresserunt. At ille temeraria usus ratione non cessit maiorum natu auctoritati, velut in sua manu esset fortuna. Quo contenderat, pervenit, et ad Timotheum et Iphicratem frustra nuntium misit ut sequerentur eodem. Male re gesta, compluribus amissis navibus litteras Athenas publice misit: sibi proclive fuisse Samum capere scripsit, nisi a Timotheo et Iphicrate desertus esset. Populus acer, suspicax ob eamque rem mobilis, adversarius, invidus domum revocat: accusantur proditionis. Hoc iudicio damnatur Timotheus.

Cornelio Nepote

Samo aveva defezionato, l’Ellesponto si era ribellato, il Macedone Filippo già macchinava molte cose. Dopo che Timoteo e Ificrate erano partiti per Samo e Carete, venuto a sapere del loro avvicinamento, era salpato con le sue truppe verso il medesimo luogo, affinché non sembrasse che si facesse qualche impresa mentre lui era assente, avvenne che scoppiò una grande tempesta: i due vecchi generali, pensando che fosse necessario evitarla, trattennero la loro flotta. Ma quello, valendosi della sua temeraria condotta, non cedette all’autorità dei più anziani, come se la fortuna fosse nella sua mano. Giunse dove si era diretto, e mandò, invano, a Timoteo e a Ificrate il messaggio che lo seguissero nel medesimo luogo. Gestita male l’impresa, dopo aver perso moltissime navi, inviò ufficialmente una lettera ad Atene: scrisse che egli avrebbe rapidamente preso Samo, se non fosse stato abbandonato da Timoteo e da Ificrate. Il popolo severo, sospettoso per quella vicenda, volubile, ostile, invidioso, li richiamò in patria: furono accusati di tradimento. In questo processo Timoteo fu condannato.