Un cavallo nefasto

Gnaeum Seium quempiam scribam fuisse tradunt eumque habuisse equum magnitudine inusitata, sed tali fato ut, quisquam haberet eum possideretque, is cum omnibus suis fortunis deperiret. Itaque primum illum Gnaeum Seium, dominum eius, a M. Antonio, qui postea triumvir reipublicae consti tuendae fuit, capitis damnatum, miserando supplicio affectum esse dicunt. Eodem tempore Cornelium Dolabellam, consulem in Syriam proficiscentem, fa ma istius equi adductum, Argos devertisse cupidineque habendi eius exarsisse emisseque eum ferunt; sed ipsum quoque Dolabellam in Syria bello civili obsessum atque interfectum esse. Mox eundem equum, qui Dolabellae fuerat, C. Cassium, qui Dolabellam obsederat, abduxisse tradunt. Cassium postea satis notum est, victis partibus fusoque exercitu suo, miseram mortem op petiisse; deinde Antonium, post interitum Cassii parta victoria, equum illum requisisse et, cum eo potitus esset, ipsum quoque postea victum atque desertum detestabili exitio interiisse. Hinc proverbium de hominibus calamitosis ortum est : «Ille homo habet equum Seianum»

Gellio

Tramandano che fosse vissuto un tale scrivano Gneo Seio e che avesse posseduto un cavallo di grandezza fuori dal comune, ma di una tale sfortuna che chiunque lo avesse comprato e ne fosse divenuto padrone, sarebbe andato in rovina con tutti i suoi beni. E così dicono che a quel Gneo Seio, il suo primo padrone, condannato a morte da Marco Antonio, che divenne poi triumviro per salvare lo Stato, fosse stato inflitto un terribile supplizio. Dicono che contemporaneamente Cornelio Dolabella, recandosi in Siria come console, attratto dalla fama di questo cavallo, deviò verso Argo e arse dal desiderio di possederlo; ma anche lo stesso Dolabella, assediato durante la guerra civile in Siria, venne ucciso. Subito dopo dicono che Gaio Cassio, che aveva assediato Dolabella, portò via lo stesso cavallo, che aveva avuto Dolabella. È abbastanza noto che poi Cassio, essendo stato il proprio partito sconfitto e l’esercito sbaragliato, andasse incontro a una misera fine; in seguito Antonio, ottenuta la vittoria dopo la morte di Cassio, requisì quel cavallo e, dopo esserne divenuto il padrone, essendo stato anche lui vinto e abbandonato, perì di una morte abominevole. Da qui nacque il proverbio relativo agli uomini sfortunati: «Quell’uomo ha il cavallo Seiano».