Aderbale chiede aiuto al senato romano

Utinam aliquando aut apud vos aut apud deos immortalis rerum humanarum cura oriatur: ille qui nunc sceleribus suis ferox atque praeclarus est, omnibus malis excruciatus, impetitis in parentem nostrum, fratris mei necis mearumque miseriarum graves poenas reddat. Iam iam, frater animo meo carissume, quamquam tibi inmaturo et unde minume decuit vita erepta est, tamen laetandum magis quam dolendum puto casum tuum. Non enim regnum, sed fugam, exilium, egestatem et omnis has, quae me premunt, aerumnas cum anima simul amisisti. At ego infelix, in tanta mala praecipitatus ex patrio regno, rerum humanarum spectaculum praebeo, incertus quid agam, tuasne iniurias prsequar ipse auxili egens an regno consulam. Utinam emori fortunis meis honestus exitus esset neu vivere contemptus viderer, si defessus malis iniuriae concessissem! Nunc neque vivere lubet neque mori licet sine dedecore.

Sallustio

Magari alfine si destasse presso di voi o presso gli dei immortali la preoccupazione per le cose umane: quello, che ora è famoso e superbo per i suoi delitti, tormentato da tutte le colpe, pagherebbe il duro fio dell’empietà nei confronti di nostro padre, dell’uccisione di mio fratello e delle mie sventure. Adesso, o fratello carissimo all’animo mio, sebbene la vita ti sia stata strappata prematuramente e da chi assolutamente non avrebbe dovuto, tuttavia penso che la tua morte debba essere fonte di letizia più che di dolore. Infatti insieme con lo spirito hai perduto non il regno, ma la fuga, l’esilio, la miseria e tutte queste tribolazioni che mi opprimono. Invece io, infelice, precipitato dal regno paterno in così grandi disgrazie, offro lo spettacolo delle vicissitudini umane, senza sapere che cosa fare, se io stesso bisognoso di aiuto vendicare le offese a te fatte o se aver cura del regno. Volesse il cielo che morire fosse una fine onorevole per le mie avversità e non apparissi indegno di vivere qualora, sfinito dalle disgrazie, mi fossi arreso agli oltraggi! Ora vivere non mi piace, nè mi è consentito morire senza disonore.