Augusto racconta le sue imprese

Bella civilia externaque toto in orbe terrarum saepe gessi victorque omnibus veniam petentibus civibus peperci. Externas gentes, quibus tuto ignosci potuit, conservare quam excidere malui. Ob res a me aut per legatos meos terra marique prospere gestas quinquagies et quinquies decrevit senatus supplicandum esse diis immortalibus; dictaturam et absenti et praesenti mihi delatam a populo et a senatu non recepi. In triumphis meis ducti sunt ante currum meum reges aut regum liberi novem. Consul fueram terdecies cum scribebam haec. Nomen meum senatus consulto inclusum est in Saliare carmen et ut tribunicia potestas mihi tribueretur per legem statutum est; mare pacavi a praedonibus; servorum, qui fugerant a dominis suis et arma contra rem publicam ceperant, triginta fere milia capta dominis ad supplicium sumendum tradidi. Omnium provinciarum populi Romani, quibus finitimae fuerunt gentes quae non parerent imperio nostro, fines auxi; Aegyptum imperio populi Romani adieci. Auctoritate omnibus praestiti, potestatem maiorem non habui quam ceteri, qui mihi in magistratu collegae fuerunt.

Augusto

Spesso feci guerre, civili ed esterne, in tutto il mondo e, vincitore, rispiarmiai tutti i cittadini che chiesero perdono. Le genti straniere, a cui si potè perdonare senza pericolo, preferii salvarle piuttosto che distruggerle. Per le imprese compiute felicemente per terra e per mare da me o per mezzo dei miei luogotenenti, il senato cinquantacinque volte deliberò che si dovessero rivolgere pubbliche preghiere agli dei immortali; non accettai la dittatura concessami, sia quando ero assente sia quando ero presente, dal popolo e dal senato. Nei miei trionfi furono condotti davanti al mio cocchio nove re o figli di re. Quando componevo questo scritto ero stato console tredici volte. Il mio nome per deliberazione del senato fu inserito nel carme Saliare e si stabilì per legge che mi fosse conferita la potestà tribunizia; ristabilii la sicurezza sul mare (liberandolo) dai pirati; catturati circa trentamila schiavi, che erano fuggiti dai loro padroni e avevano impugnato le armi contro lo Stato, li consegnai ai padroni per punirli. Ampliai i confini di tutte le province del popolo Romano, alle quali furono limitrofi popoli che non erano sottomessi alla nostra autorità; aggiunsi l’Egitto all’impero del popolo Romano. Fui superiore a tutti per prestigio, non ebbi un potere più grande di quello degli altri, che mi furono colleghi nella magistratura.