Bisogna saper dominare l’ira

Dicat sibi quisque, quotiens lacessitur: “Numquid potentior sum Philippo? Illi tamen impune male dictum est. Numquid in domo mea plus possum quam toto orbe terrarum divus Augustus potuit? Ille tamen contentus fuit a conviciatore suo secedere”. Ignoverunt multi hostibus: ego non ignoscam pigris, neglegentibus, garrulis? Puerum aetas excuset, feminam sexus, extraneum libertas, domesticum familiaritas. Nunc primum offendit: cogitemus quam diu (nobis) placuerit; saepe et alias offendit: feramus quod diu tulimus. Amicus est: fecit quod noluit; inimicus (est): fecit quod debuit. Prudentiori credamus, stultiori remittamus; pro quocumque illud nobis respondeamus: sapientissimos quoque viros multa delinquere.

Dica dunque ciascuno, quando si sente provocare: “Sono forse più potente di Filippo? Eppure si è lasciato offendere impunemente. Ho più potere io, che comando soltanto in casa mia, di quanto ne ebbe il divino Augusto su tutto il mondo? Eppure si accontentò di separarsi da colui che lo insultava
Molti hanno perdonato a dei nemici: io non saprò perdonare a dei fannulloni, a degli sbadati, a dei chiacchieroni?”.
Il bambino sia scusato per l’età, la donna per il sesso, l’estraneo perché libero, la persona di casa perché della famiglia.
È la prima volta, questa, che uno ci offende: ripensiamo a tutto il tempo in cui ci è stato simpatico; ci ha offeso spesso altre volte: sopportiamo, come abbiamo sopportato tutte le altre volte.
È un nostro amico: lo ha fatto senza volere; è un nostro nemico: ha fatto il suo dovere. Ai più saggi diamo credito, ai più stolti rimettiamo il debito; con chiunque, ripetiamo a noi stessi che anche gli uomini più saggi commettono molti errori.