Il calendario di Romolo

Romulus, cum ingenio acri quidem sed agresti statum proprii ordinaret imperii, initium cuiusque mensis ex illo sumebat die quo novam lunam contigisset videri. Quia non continuo evenit ut eodem die semper appareat, sed modo tardius modo celerius ex certis causis videri solet, contigit ut, cum tardius apparuit, praecedenti mensi plures dies, aut cum celerius, pauciores darentur: et singulis quibusque mensibus perpetuam numeri legem primus casus addixit. Sic factum est ut alii triginta et unum alii undetriginta sortirentur dies. Omnibus tamen mensibus ex die Nonarum Idus nono die repraesentari placuit: et inter Idus ac sequentes Kalendas constitutum est sedecim dies esse numerandos. Ideo mensis uberior duos illos quibus augebatur dies inter Kalendas suas et Nonas habebat. Hinc aliis quintus a Kalendis dies aliis septimus Nonas facit.

Esperienze di traduzione – Pag.146 n.2 – Macrobio

Romolo, avendo organizzato l’impero seguendo l’istinto del suo genio energico ma incolto, cominciava ogni mese il giorno che appariva la luna nuova. Ma siccome non succede regolarmente che essa ritorna allo stesso giorno e che al contrario la sua apparizione è ritardata o anticipata da cause fisse ne conseguì che, quando la luna ritardava la sua apparizione, si aggiunsero parecchi giorni al mese, e che se ne tolsero quando anticipava. Di modo che il numero dei giorni che fu attribuito, una volta per tutte, a ciascun mese, si trovò affidato la prima volta dal caso. Da questo derivò che, tra i mesi, alcuni furono di trentuno giorni, gli altri di venti nove. Ma tuttavia si volle che, ogni mese, ci fossero nove giorni dalle none alle idi; e si stabilì così che tra le idi e le calende del mese seguente, si contassero sedici giorni. In questo modo i mesi più lunghi avevano i loro due giorni in più situati tra le calende e le none. Da questo deriva che i mesi hanno le loro none qualcuno il quinto giorno dopo le calende e gli altri il settimo.