Il Decadentismo

Il decadentismo è un movimento letterario che si sviluppa in Europa tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. I decadenti si oppongono agli ideali positivisti e ottimisti del progresso che caratterizzavano il secolo XIX. Al contrario, enfatizzano il tema della decadenza dei valori morali, sociali, culturali e artistici della società moderna.

Secondo i decadenti, la civiltà occidentale ha raggiunto il suo apice e sta ormai declinando in un vortice di decadenza e corruzione. Esprimono una visione pessimista, nichilista e disillusionata del mondo. Reagiscono contro il materialismo e il pragmatismo della società industriale, ritenendoli distruttivi per le capacità immaginative e spirituali dell’uomo.

Il decadentismo italiano, in particolare, si sviluppa intorno agli anni 1880-1890 con autori come Gabriele d’Annunzio, Giosuè Carducci, Giovanni Verga, Ida Baccini e Italo Svevo. I decadenti italiani enfatizzano il tema del “distinguo”, ovvero la sensazione di diversità e isolamento dell’individuo rispetto alla massa. Esaltano il superuomo, il genio decaduto che si contrappone alla mediocrità del mondo.

La letteratura decadente si caratterizza per l’uso di un linguaggio ricercato, simbolico, allusivo e metaforico. Vengono trattati temi oscuri, ambigui e metafisici come la morte, il nulla, l’angoscia, il morboso, il perverso, il decaduto. Vi è una fascinazione per il misto di dolore e piacere. La narrativa decadente predilige le atmosfere oniriche, gli alambiccati ragionamenti, le allegorie, le metafore e le sinestesie.

Il decadentismo ha avuto una profonda influenza sulla letteratura europea del Novecento. I decadenti hanno in parte anticipato l’estetica del primo Novecento focalizzandosi su temi come il pessimismo, il vitalismo e il rinnovamento dei valori. Tuttavia, il loro aristocraticismo e il loro soggettivismo li hanno posti ai margini dei grandi movimenti letterari del XX secolo come il creazionismo, l’avanguardismo, il futurismo.