La fine di Eumene

De Eumene Antigonus, cum solus constituere non auderet, ad consilium rettulit. Hic omnes primo perturbati admirabantur non iam sumptum esse supplicium de eo a quo tot annos adeo essent male habiti, ut saepe ad desperationem essent adducti; deinde timebant ut, quoad Eumenes viveret, ipsi securi esse non possent. Antigonus, cognita consilii voluntate, tamen usque ad septimum diem sibi spatium deliberandi (“di decidere”) reliquit. Tum autem, cum iam vereretur ne qua seditio exercitus oriretur, vetuit quemquam ad Eumenem admitti et cotidianum victum removeri iussit. Nam negabat se ei vim allaturum esse, qui aliquando fuisset amicus. Hic tamen non amplius quam triduum fame fatigatus, cum castra moverentur, insciente Antigono, iugulatus est a custodibus. Sic Eumenes annorum quinque et quadraginta, captus non Antigoni virtute, sed Macedonum periurio, talem habuit exitum vitae. Antigonus autem Eumenem mortuum propinquis eius ut sepeliretur tradidit. Hi militari honestoque funere, comitante toto exercitu, humaverunt ossaque eius in Cappadociam ad matrem atque uxorem liberosque eius deportaverunt.

Cornelio Nepote

Antigono, poiché non osava decidere da solo su Eumene, riferì al consiglio. Qui in un primo momento tutti, turbati, si stupivano che non fosse stato ancora giustiziato quello da cui per tanti anni erano stati a tal punto maltrattati da essere stati spesso spinti alla disperazione; quindi temevano di non poter essere sicuri, finché Eumene fosse stato vivo. Antigono, pur avendo conosciuto la volontà del consiglio, tuttavia si concesse il tempo di decidere fino al settimo giorno (= sette giorni di tempo per decidere). Ma poi, temendo ormai che scoppiasse una qualche sedizione dell’esercito, proibì che qualcuno si avvicinasse a Eumene e ordinò di togliergli il cibo quotidiano. Infatti diceva che non avrebbe fatto violenza a colui che una volta era stato suo amico. Costui però fu tormentato dalla fame per non più di tre giorni, mentre riprendeva la marcia, all’insaputa di Antigono, venne sgozzato dai guardiani. Così Eumene a quarantacinque anni, catturato non per l’abilità militare di Antigono, ma per il tradimento dei Macedoni, ebbe siffatta fine della vita. Antigono poi consegnò il cadavere di Eumene ai suoi amici affinché venisse sepolto. Costoro gli resero i supremi onori con una dignitosa cerimonia militare, con l’accompagnamento di tutto l’esercito, e portarono le sue ossa in Cappadocia a sua madre e alla moglie e ai figli.