La morte di Giulio Cesare

Caesarem assidentem conspirati, specie officii, circumsteterunt, ilicoque Cimber Tillius, qui primas partes susceperat, quasi aliquid rogaturus, propius accessit. Cum Caesar gestu rem in aliud tempus differret, ab utroque umero ei togam adprehendit: deinde Casca aversum vulnerat paulum infra iugulum. Caesar Cascae brachium graphio traiecit conatusque prosilire alio vulnere tardatus est; utque animadvertit undique se strictis pugionibus peti, toga caput obvolvit, simul sinistra manu sinum ad ima crura deduxit, ut honestius caderet etiam inferiore corporis parte velata. Atque ita tribus et viginti plagis confossus est. Tradiderunt quidam Caesarem tantum Marco Bruto irruenti Graece dixisse: «Tu quoque fili». Exanimis, diffugientibus cunctis, aliquamdiu iacuit, donec lectica positum, dependente brachio, tres servoli domum rettulerunt. Nec in tot vulneribus, ut Antistius medicus existimabat, letale ullum repertum est, nisi quod secundo loco in pectore acceperat.

A scuola di latino – Pag.31 n.72 – Svetonio

I congiurati attorniarono a mo’ di ossequio Cesare mentre si sedeva, e subito Cimbro Tillio, che si era assunto il compito della prima mossa, si avvicinò, come per chiedergli qualcosa. Mentre Cesare con un gesto rimandava l’incontro ad un altro momento, gli afferrò la toga alle spalle: quindi Casca da dietro lo ferì poco al di sotto della gola. Cesare trafisse con lo stilo il braccio di Casca e, avendo tentato di precipitarsi fuori, venne bloccato da un’altra coltellata; e quando si accorse di essere assalito da ogni parte con i pugnali sguainati, avvolse il capo con la toga, contemporaneamente con la mano sinistra fece scendere la veste sino all’estremità delle gambe, per cadere più dignitosamente avendo coperto anche la parte inferiore del corpo. E in tal modo venne trafitto da 23 pugnalate. Alcuni hanno tramandato che Cesare disse soltanto, in lingua Greca, a Marco Bruto che si gettava contro di lui: “Anche tu figlio”. Mentre tutti fuggivano, il corpo senza vita giacque a terra per un po’ di tempo, finché posto su una lettiga, con un braccio penzolante, tre giovani schiavi lo riportarono a casa. Tra tutte le ferite, come valutava il medico Antistio, non ne venne rinvenuta nessuna letale, se non quella che aveva ricevuto per seconda nel petto.