La posizione del nobile Curio nella congiura di Catilina

In illa coniuratione fuit Q. Curius, natus haud obscuro loco, lagitiis atque facinoribus coopertus; illum censores a senatu probri gratia moverant. Huic homini erant vanitas et audacia: neque reticebat audita, neque sua scelera occultabat. Erat illi cum Fulvia, muliere nobili, stupri vetus consuetudo. Quoniam illi mulieri minus (“meno”) gratus erat, quia inopia paucas res donabat, repente glorians maria montesque promittebat. At Fulvia, insolentiae Curi causa cognita, periculum rei publicae haud occultum habuit, sed sublato auctore de Catilinae coniuratione multis amicis et familiaribus narravit. Ea res (“Tale situazione”) in primis studia hominum adcendit ad designationem M. Tulli Ciceronis ut (“come”) consulis. Namque antea nobilitas invidia aestuabat et quasi polluentem consulatum credebat Cicerone consule, homine egregio sed novo. At periculo adveniente, invidia atque superbia post fuerunt. Igitur, etiam Catilina consulatum petente, comitiis habitis consules declarantur M. Tullius et C. Antonius. Illud factum primo popularem coniurationem concusserat. Neque tamen Catilinae furor minuebatur, sed in dies multa agitabat et arma per Italiam locis opportunis parabat.

Ad Litteram – Esercizi 1 – Pag.197 n.15 – Sallustio

In quella congiura ci fu Quinto Curio, nato da famiglia tutt’altro che umile, ricopertosi di infamie e di delitti; i censori l’avevano allontanato dal senato per indegnità. A quest’uomo erano vanità e audacia: né taceva le cose sentite, né nascondeva le proprie scelleratezze. Egli aveva un’antica relazione sessuale con Fulvia, donna nobile. Dal momento che era meno caro a quella donna, poiché a causa dell’indigenza le donava poche cose, all’improvviso, vantandosi, prometteva mari e monti. Ma Fulvia, conosciuta la ragione dell’impudenza di Curio, non tenne nascosto il pericolo per lo Stato, ma, taciuto l’autore, raccontò della congiura di Catilina a molti amici e familiari. Tale situazione per prima cosa spinse gli animi degli uomini alla designazione di Marco Tullio Cicerone come console. E infatti in precedenza la nobiltà bruciava di invidia e credeva quasi che con Cicerone console, uomo insigne ma nuovo, il consolato si sarebbe macchiato. Ma sopraggiungendo il pericolo, poi ci furono anche superbia e invidia. Perciò, poiché anche Catilina aspirava al consolato, tenuti i comizi, vengono proclamati consoli Marco Tullio e Gaio Antonio. Questo avvenimento aveva in un primo momento sconvolto la congiura popolare. Tuttavia il furore di Catilina non era diminuito, ma, di giorno in giorno, progettava molte cose e disponeva le armi lungo l’Italia in luoghi opportuni.