L’ingloriosa morte di Focione

Erant eo tempore Athenis duae factiones, quarum altera populi causam agebat, altera optimatium; in qua erat Phocion et Demetrius Phalereus. Quarum utraque factio (“l’una e l’altra fazione”) Macedonum patrocinia habebant: nam qui populares erant Polyperchonti favebant, qui optimates cum Cassandro sentiebant. Interim a Polyperchonte Cassandrus Macedonia pulsus est. Quo facto populus Atheniensis statim duces adversariae factionis capitis (“a morte”) damnatos patria propulit, in quibus Phocionem et Demetrium Phalereum; de qua re populus legatos ad Polyperchontem misit, ut ab eo peterent poenae conirmationem. Phocion ipse in Macedoniam pervenit et causam apud Philippum regem verbo, re ipsa quidem apud Polyperchontem dixit: namque is tum regis rebus operam dabat. Quem ab Agnone accusatum ut proditorem ex consilii sententia in custodiam coniectum Athenas legati rursus deduxerunt. Ad quam urbem ut pervenit, cum propter aetatem is pedibus iam non valeret vehiculoque portaretur, magni concursus fuerunt: qui magnam famam habuerat, alii ei misericordiam habebant, alii ei succensebant propter proditionis suspicionem. Qua re ne defensionis quidem ei data est facultas; Phocion traditus est magistratibus, quibus ad supplicium more Atheniensium damnati traduntur. Qui ad mortem ductus est. Quod corpus relictus erat, illud a servis sepultus est.

Ad Litteram – Esercizi 1 – Pag.236 n.6 – Cornelio Nepote

A quel tempo ad Atene c’erano due fazioni, delle quali una propugnava gli interessi del popolo, l’altra quelli dei nobili; a questa appartenevano Focione e Demetrio Falereo. Entrambe le due fazioni avevano il sostegno dei Macedoni: infatti quelli che erano membri del partito democratico favorivano Poliperconte, quelli che sostenevano i nobili erano d’accordo con Cassandro. Frattanto Cassandro venne espulso dalla Macedonia da Poliperconte. Per questo fatto il popolo ateniese cacciò dalla patria condannati a morte i capi della fazione avversaria, tra i quali Focione e Demetrio Falereo; riguardo a ciò il popolo mandò a Peliperconte degli ambasciatori, per chiedergli la convalida del decreto di condanna. Lo stesso Focione giunse in Macedonia ed espresse a parole la causa davanti a Filippo, ma in realtà davanti a Poliperconte: in effetti costui in quel momento si occupava degli interessi del re. Gli ambasciatori ricondussero di nuovo ad Atene costui accusato da Agnone come traditore in base alla sentenza del consiglio. Quando giunse in questa città, poiché a causa dell’età egli non era ormai vigoroso nell’andatura (nei piedi) e veniva condotto con un carretto, grande fu l’accorrere in massa della folla: costui aveva acquistato una grande notorietà, e alcuni avevano pietà di lui, altri si infuriavano con lui per il sospetto di tradimento. Perciò non gli fu neppure concessa la facoltà di difendersi; Focione fu portato al cospetto dei magistrati, a cui secondo il costume degli Ateniesi si consegnano i condannati a morte. Costui venne condotto alla pena capitale. Poiché il corpo era stato abbandonato, (quello) lo stessoi venne sepolto dagli schiavi.