Plinio esorta se stesso e il popolo a lodare l’imperatore Traiano

Traianus non occulta potestate fatorum, sed ab Iove imperator electus est. Ergo aptum piumque sit te, Iuppiter, antea conditorem, nunc conservatorem imperii nostri orare et tibi gratias agere; sit oratio mihi digna (+ abl.) consule, digna senatu, digna principe; verba a me dicta libertas, ides, veritas conirment; a specie adulationis remota sit gratiarum actio mea. Recedant voces illae metum exprimentes, quia hoc tempus a praeterito tempore diversum est; itaque discernatur orationibus nostris diversitas temporum. Nusquam Traianum laudemus ut (“come”) deum, nusquam ut (“come”) numen: non enim de tyranno sed de cive, non de domino sed de parente disputamus. Intellegamus ergo bona nostra dignosque nos illis usu probemus. Etiam populus quidem Romanus principem diligat et servet nec eigiem memoriamque eius neglegat, sed eius pietatem, abstinentiam mansuetudinemque semper laudet.

Ad Litteram – Esercizi 1 – Pag.208 n.12 – Plinio il Giovane

Traiano è stato eletto imperatore non da un occulto volere del fato, ma da Giove. Quindi sia confacente e pio, implorare te, o Giove, prima fondatore, ora conservatore del nostro impero e renderti grazie; sia il mio discorso degno del console, del senato, del principe; libertà, lealtà verità confermino le parole da me pronunziate; il mio rendimento di grazie sia lontano da ogni parvenza d’adulazione. Tacciano quelle voci che esprimono timore, poiché quest’epoca è diversa dalla precedente; quindi la differenza epocale sia evidenziata dai miei discorsi. Non elogiamo Traiano come un dio o come fosse un nume: infatti discutiamo non di un tiranno ma di un cittadino, non di un padrone ma d’un padre. Quindi rendiamoci conto dei nostri beni e dimostriamoci alla loro altezza facendone buon uso. Anche il popolo Romano ami e protegga il principe e non trascuri la sua immagine e memoria, ma lodi sempre la sua pietà, integrità e misericordia.