Precettore privato o in classe con i compagni

Tractanda quaestio est, utiliusne sit domi atque intra privatos parietes studentem continere an frequentiae scholarum et publicis praeceptoribus tradere. Quod quidem video placuisse non solum iis, a quibus clarissimarum civitatum mores sunt instituti, sed etiam eminentissimis auctoribus. Non est tamen dissimulandum esse nonnullos, qui ab hoc prope publico more, privata quadam persuasione, dissentiant. Hi duas praecipue rationes sequi videntur: unam (rationem), quod moribus magis consulunt fugiendo turbam hominum eius aetatis, quae est ad vitia maxime prona; alteram (rationem), quod, quisquis futurus est ille praeceptor, liberalius tempora sua uni discipulo impensurus esse videtur quam si («più generosamente… che se» + cong.) eadem tempora in plures discipulos partiatur.

Quintiliano

Bisogna trattare la questione se sia più utile tenere lo studente a casa e tra le mura domestiche o affidarlo alla frequenza delle scuole e a maestri pubblici. Noto che ciò è parso opportuno non solo a quelli, da cui sono state stabilite le norme delle città più illustri, ma anche agli autori più eminenti. Tuttavia non bisogna omettere che ci sono alcuni che dissentono da questa abitudine quasi ordinaria per una certa convizione personale. Questi sembrano considerare principalmente due motivi: uno, che provvedono più ai costumi evitando la schiera di uomini di quest’età, che è soprattutto incline ai vizi; l’altra, che, chiunque sia quel futuro maestro, sembra che dedicherà più generosamente i suoi tempi a un solo allievo che se ripartisca i medesimi tempi tra più allievi.