Molte luci e qualche ombra nel giudizio di Livio su Cicerone

Ita relatum caput ad Antonium iussuque eius inter duas manus in rostris positum, ubi ille consul, ubi saepe consularis, ubi eo ipso anno adversus Antonium, quanta nulla umquam humana vox, cum admiratione eloquentiae auditus fuerat (= erat). Vix attollentes prae lacrimis oculos homines intueri trucidata membra civis poterant. Vixit tres et sexaginta annos, ut, si vis afuisset, ne inmatura quidem mors videri possit. Ingenium et operibus et praemiis operum felix; ipse fortunae diu prosperae, sed in longo tenore felicitatis magnis interim ictus vulneribus – exilio, ruina partium pro quibus steterat, filiae exitu tam tristi atque acerbo – omnium adversorum nihil ut viro dignum erat tulit praeter mortem, quae vere aestimanti minus indigna videri potuit, quod a victore inimico nil (= nihil) crudelius passus erat, quam quod eiusdem fortunae conpos victo fecisset. Si quis tamen virtutibus vitia pensarit (= pensaverit), vir magnus ac memorabilis fuit et in cuius laudes exsequendas Cicerone laudatore opus fuerit.

Nuovo dalla sintassi al testo – Pag.503 n.444 – Livio

Così il capo fu portato ad Antonio e per suo ordine fu posto sui rostri tra le due mani, dove lui da console, dove spesso da ex console, dove in quello stesso anno aveva parlato contro Antonio e la sua eloquenza era stata tanto degna di ammirazione quanta mai ne aveva avuta una voce umana. A stento, causa delle lacrime, la gente alzava gli occhi e poteva vedere le membra massacrate del concittadino.
Visse 63 anni, quando, se non ci fosse stata la violenza non sarebbe potuta sembrare una morte certamente immatura. Intelligenza fertile e di opere e dei frutti delle opere, lo stesso ebbe a lungo la fortuna benevola, ma fu colpito, nel lungo percorso di una grande felicità, da grandi ferite, dall’ esilio a causa della caduta dei partiti per cui si era schierato, dalla la morte della figlia, morte tanto triste quanto immatura e nulla di tutte le avversità sopportò come si conveniva un vero uomo, eccetto la morte che veramente poté sembrare a chi giudicava meno ingloriosa, poiché dal nemico vittorioso nulla era più crudele da sopportare che questo si facesse padrone della sorte del vinto. Se qualcuno tuttavia comparerà i vizi con le virtù, ne risulterà un uomo grande e memorabile ed il tesserne le lodi sarebbe stato proprio un compito che si addiceva al Cicerone oratore.