Una scelta difficile

Alexander, Macedonum rex, in regionem, quam Nautaca appellant, cum toto exercitu venit. Huius regionis satrapes erat Sisimithres. Rex, ad deditionem metu posse compelli ratus, Oxarten misit nationis eiusdem, sed dicionis suae, qui satrapi suaderet ut se suaque traderet. Oxartes trepidum diffidentemque rebus suis Sisimithren coepit hortari ut experiretur fidem potius quam vim Macedonum, neu moraretur festinatio nem victoris exercitus in Indiam tendentis. Et ipse quidem Sisimithres deditionem annuebat; ceterum mater eademque coniunx denuntians se morituram (esse) antequam in ullius veniret potestatem, barbari satrapis animum ad honestiora quam tutiora converterat, pudebatque libertatis maius esse apud feminas quam apud viros pretium. Itaque, dimisso internuntio pacis, obsidionem ferre decreverat. Sed, cum hostis vires suasque pensaret, cursus muliebris consilii, quod praeceps magis quam necessarium esse credebat, paenitere eum coepit, revocatoque Oxarte, futurum se in regis potestate respondit, unum id precatus, ne voluntatem et consilium matris suae proderet, quo facilius venia illi quoque impetraretur.

Maiorum Lingua C

Alessandro, sovrano macedone, arrivò con tutto l’esercito nella regione chiamata Nautaca. Il satrapo di questa zona era Sisimitra. Il re, pensando che con la paura potesse essere spinto alla resa, inviò Ossarte, appartenente al suo stesso popolo, ma al suo servizio, a dare suggerimenti al satrapo e invitarlo a consegnare se stesso e i suoi beni. Ossarte incominciò ad esortare Sisimitra, intimorito e diffidente della sua situazione, a sperimentare la lealtà piuttosto che la potenza dei Macedoni, senza frenare l’avanzata dell’esercito vittorioso che si volgeva verso l’India. Lo stesso Sisimitre certamente accettava la resa; del resto la madre e moglie al tempo stesso, dicendo che sarebbe morta prima di essere sottomesse al potere di altri, indirizzò l’animo del satrapo persiano a decisioni più dignitose che sicure ed egli provava vergogna che il costo maggiore della libertà fosse nelle mani di donne anziché di uomini. Così, congedato l’emissario di pace, aveva deciso di affrontare l’assedio. Ma, soppesando le forze sue e quelle nemiche, di nuovo con il suggerimento delle donne, che riteneva essere più sconsiderato che necessario, incominciò a pentirsene e, richiamato Ossarte, gli disse che si sarebbe sottomesso al re, implorando solo di non svelare le intenzioni e i piani di sua madre, affinché non chiedesse più facilmente perdono anche a lui.