Annone non è dalla parte di Annibale neppure dopo la vittoria a Canne

Secundum haec dicta Magonis laetis omnibus, Himilco, vir factionis Barcinae, locum Hannonis increpandi esse ratus, «Quid est, Hanno?», inquit, «etiam nunc paenitet belli suscepti adversus Romanos? Iube dedi Hannibalem; veta in tam prosperis rebus grates deis immortalibus agi; audiamus Romanum senatorem in Carthaginiensium curia». Tum Hanno: «Hodie tacere mihi visum erat, patres conscripti, ne quid triste loquerer in communi omnium gaudio; nunc si, interroganti senatori, paeniteatne me adhuc suscepti adversus Romanos belli, reticeam, aut superbus aut obnoxius videar». «Respondeo quidem», inquit, «Himilconi adhuc me belli paenitere neque me desiturum esse invictum vestrum imperatorem incusare antequam finitum aliqua tolerabili condicione bellum videro; nec mihi ulla alia res quam pax nova pacis antiquae desiderium finiet».

Livio

Essendo tutti lieti in seguito a queste parole di Magone, Imilcone, uomo della fazione della famiglia Barca, ritenendo fosse il momento di rimproverare Annone, disse: «Che c’è, Annone? Anche adesso ti penti della guerra intrapresa contro i Romani? Ordina che Annibale venga consegnato; vieta che in circostanze così fortunate si rendano grazie agli dèi immortali; ascoltiamo un senatore Romano nella curia dei Cartaginesi». Allora Annone: «Oggi, o senatori, mi era sembrato opportuno tacere per non dire qualcosa di spiacevole nella gioia comune di tutti; se ora non rispondessi a un senatore che (mi) chiede se ancora mi rammarico della guerra intrapresa contro i Romani, sembrerei o arrogante o pavido». Disse: «Inoltre rispondo a Imilcone che ancora mi rammarico della guerra e che non cesserò di biasimare il vostro generale invitto prima che avrò visto la guerra terminata con una qualche condizione tollerabile; per me nessun’altra cosa che una nuova pace farà cessare il rimpianto dell’antica pace».