Astuzia di Annibale

Cum Romani Hannibalem sibi periculosum putarent, ad speculandos actus eius legatus in Africam Cn. Servilium mittunt, eique praecipiunt ut, si posset, per aemulos eius interficeret. Sed res Hannibalem diu non latuit, virum quem prudentia numquam defecit, ita ut nullae insidiae imparatum numquam eum deprehenderent. Igitur toto die civibus legatoque Romano se in foro Carthaginiensium ad negotia intentum ostendit, ut eos consilium suum celaret. Adpropinquante autem vespere, servos equum poposcit simulans se, extra urbe equitando reficere velle, quasi eum laboris pertaesum esset. At, cum equum conscendisset, rus suburbanum, quod parvum spatium a mari aberat, protinus petiit. Habebat ibi navem cum remigibus occulto sinu litoris absconditam; erat et grandis pecunia in eo agro praeparata, quae fugam iuvaret. Lectis igitur servis iuvenibus, navem conscendit cursumque ad Antiochum, Siryae regem, dirigit.

Poichè i Romani ritenevano Annibale pericoloso per loro, inviarono in Africa a spiare i suoi movimenti Gneo Servilio come delegato, e gli ordinarono, se potesse, di ucciderlo servendosi dei suoi rivali. Ma il fatto non sfuggì a lungo ad Annibale, uomo al quale non mancò mai la prudenza, così che mai nessuna insidia lo coglieva impreparato. Quindi per tutto il giorno ai concittadini e al delegato romano si mostrò nel foro cartaginese intento alle sue attività, per nascondere a loro la sua intenzione. Poi, avvicinandosi la sera, chiese ai servi un cavallo fingendo di volersi distrarre, come se si fosse stancato del lavoro. Invece, montato a cavallo, si diresse immediatamente verso una proprietà di campagna suburbana, che era distante dal mare un breve tratto. Aveva lì una nave con rematori nascosta da una riposta insenatura del litorale; in quella zona era stata preparata anche una grande somma di denaro, che favorisse la fuga. Quindi scelti dei giovani servi, s’imbarcò sulla nave e diresse la rotta verso Antioco, re della Siria.