L’occhio del padrone

In rebus suis, ut phaedri fabula docet, dominus magnam diligentiam ponit.
Olim veratores comprehesunti erant cervus, quem canes e silvae latibulis excitaverant. Fera, dum per agros fugit, magno terrore impulsa, villam propinquam petit et in bovile se confugit. Boves cervo latenti sic dicunt: «Miser cerve, cur ultro (avv.) ad mortem currere voluisti? Nam domus hominum non perfugium, sed pernicies tibi erit». At cervus supplici voce: «Vos oro, amici, – inquit – mihi auxilium ferte; mox, occasione data, celeri cursu in silvas redibo». Itaque totum diem cervus sollicitus in bovili latet; sub vesperum primum (avv.) venit bubulcus, frondem bubus laturus, sed eum non videt, deinde eunt redeuntque omnes viri rustici, sed feram non cernunt, denique transit etiam vilicus, sed nihil («nulla») animadvertit. Tum cervus laetus bubus pro hospitio gratias acturus est, cum unus eorum sic eum monet: «Salutem tuam certe volumus, sed si dominus, qui centum («cento») oculos habet, venerit, vita tua in magno rediens, ad praesepe accedit, opera servorum inspecturus. Et dum magna cum cura omnia recenset, alta cervi cornua videt statimque, servis convocatis: «Feram occidite – inquit – eiusque corpus auferte».

Nelle sue faccende, come insegna la favola di Fedro, il padrone pone molta attenzione. Una volta dei cacciatori stavano per catturare un cervo, che i cani avevano fatto uscire dalle tane nella foresta. L’ animale, fuggendo per i campi, preso da un grande terrore, si dirige verso la vicina casa di campagna, e si rifugia nella stalla dei buoi. I buoi dicono così al cervo che si stava nascondendo: “O misero cervo, perché volesti correre senza motivo verso la morte? Infatti la casa degli uomini non sarà per te un rifugio, ma un pericolo”. E il cervo risponde con voce supplichevole: “Vi prego, amici, aiutatemi; presto, alla prima occasione, tornerò nei boschi con una veloce corsa”. Perciò il cervo sta tutto il giorno nel bovile; verso la prima sera viene il bovaro, per portare ai buoi del fogliame, ma non lo vede, dopo vanno e ritornano tutte le persone della campagna, ma non si accorgono dell’ animale, poi passa anche il fattore, ma non si accorge di niente. Allora il cervo lieto coi buoi per il rifugio sta per ringraziarli, quando uno di loro così lo avverte: “Certamente noi vogliamo la tua salvezza, ma se il padrone, che ha cento occhi, verrà, la tua vita sarà in grave pericolo”. Appena detto, il padrone, tornando dalla cena, entra nella stalla, per esaminare i lavori dei servi. E allora passa in rassegna tutto con molta cura, vede subito le alte corna del cervo e dopo aver chiamato i servi dice: “Uccidete l’ animale, e portate via il suo corpo”.