Catone il censore

M. Cato adulescentulus vixit in Sabinis, Romae proximis. Inde hortatu L. Valerii Flacci, quem in consulatu censuraque habuit collegam, Romam demigravit in foroque esse incepit. Tribunus militum in Sicilia fuit. Praetor provinciam obtinuit Sardiniam, ex qua quaestor superiore tempore ex Arica decedens Q. Ennium poetam deduxerat, quod pluris (gen. di stima) aestimamus quam alium amplissimum Sardiniensem triumphum. Consulatum gessit cum L. Valerio Flacco, sorte provinciam Hispaniam citeriorem habuit exque ea triumphum deportavit. Ibi cum diutius esset, P. Scipio Aricanus consul iterum (“per la seconda volta”), cuius in priori consulatu quaestor fuerat, voluit eum de provincia depellere et ipse ei succedere, neque hoc per senatum eicere potuit, quod tum Romani magis iure quam potentia rem publicam administrare malebant. Cato, censor cum eodem Flacco electus, optime et severissime praefuit ei potestati. Nam et in complures nobiles et in ditiores viros animadvertit et plurimas res novas in edictum addidit, qua re luxuria reprimeretur, quae iam tum incipiebat pullulare. Usque ad extremam aetatem ab adulescentia rei publicae causa suscipere inimicitias non destitit et virtutum laude crevit. Cupidissimus litterarum fuit et artes liberales discere voluit; quarum studium etsi senior arripuerat, tamen maximum progressum fecit ita, ut diicillime reperiri possit neque de Graecis neque de Italicis rebus, quod ei fuit incognitum.

Ad Litteram – Esercizi 1 – Pag.281 n.35 – Cornelio Nepote

M. Catone da ragazzino visse fra i Sabini, vicini di Roma. Poi esortato da L. Valerio Flacco che aveva avuto come collega nel consolato e nella censura, emigrò a Roma e iniziò a frequentare il foro. Fu tribuno militare in Sicilia. Come pretore ottenne la provincia della Sardegna, dalla quale tornando come questore tempo prima, aveva portato con sé il poeta Ennio, che più di altri consideriamo il maggior trionfo Sardo. Ricoprì il consolato con L. Valerio Flacco, ebbe per estrazione a sorte la provincia della Spagna citeriore e da essa riportò un trionfo. Trovandosi lì più a lungo, P. Scipione Africano, console per la seconda volta, del quale era stato questore nel primo consolato, volle cacciarlo dalla provincia e succedergli egli stesso, ma ciò non poté ottenerlo per mezzo del senato, perché allora i Romani preferivano amministrare lo stato con il diritto più che con la potenza/prepotenza. Catone, eletto censore con lo stesso Flacco, guidò quella magistratura in maniera egregia e severissima. Infierì infatti contro moltissimi nobili e uomini assai ricchi e aggiunse molte novità in un editto, per mezzo del quale reprimere il lusso che già allora iniziava a pullulare. Non cessò dall’adolescenza fino all’età estrema a suscitare inimicizie per il bene dello stato e crebbe nel culto delle virtù. Fu bramosissimo di cultura e volle imparare le arti liberali; nello studio delle quali, benché l’avesse intrapreso da vecchio, fece tuttavia tanti progressi che con la massima difficoltà è possibile trovare qualcosa che gli fosse sconosciuto sia nelle cose Greche che Italiche.