Con un po’ di fortuna Alessandro penetra in Cilicia

Interea Alexander, Abistamene (“Abistamene”, abl. sing.) Cappadociae praeposito, Ciliciam petens cum omnibus copiis pervenerat in eam regionem, quae castra Cyri appellatur. Stativa illic (“lì”) habuerat Cyrus, cum adversus Croesum in Lydiam exercitum duceret. Longinqua erat ea regio ab aditu, per quem Ciliciam intramus: Pylas (“porte”, acc. plur.) incolae dicunt artas fauces, cum eae naturali situ munimenta, quae manu ponimus, simulent. Igitur Arsames (“Arsame”, sogg.), Persarum dux, qui princeps Ciliciae erat, igni ferroque Ciliciam vastat, ut hosti solitudinem faciat; omnia corrumpit, relicturus sterile ac nudum solum, quod is defensurus non erat. Nunc paucis militibus, ut callibus praesiderent, relictis, retro ipse concessit, cum vastavisset eam terram, quam a populationibus defendere debebat. Ergo cum Persarum milites, qui relicti erant, se proditos putarent, cum pauci locum defensuri essent, tamen ne conspectum quidem hostis sustinuerunt. Itaque Alexander, cum in impedimenta non incurreret, per fauces in Ciliciam intravit; cum spectavisset locorum situm, pro fortuna sua gratias egit, quia aditus per eas fauces periculi plenus erat, cum iter vix quaternos (“quattro per volta”) armatos caperet et dorsum montis immineret viae non modo angustae sed etiam praeruptae.

Ad Litteram – Esercizi 1 – Pag.226 n.27 – Curzio Rufo

Nel frattempo Alessandro, preposto alla Cappadocia Abistamene, dirigendosi in Cilicia era giunto con tutte le truppe in quella regione che è chiamata “accampamento di Ciro”. Lì aveva avuto accampamenti stabili, dal momento che conduceva l’esercito nella Lidia contro Creso. Quella regione si sviluppava in lunghezza dall’accesso attraverso il quale entriamo in Cilicia: gli abitanti definiscono Porte le strette gole, dal momento che assomigliano a difese naturali del sito che erigiamo con le mani. Arsame dunque, generale dei Persiani, che era al comando della Cilicia, distrugge con il ferro e con il fuoco la Cilicia, per creare il deserto contro il nemico; devasta ogni cosa per lasciare il suolo nudo e non fertile, perché non aveva intenzione di difenderlo. Ora con pochi soldati, abbandonati a presidiare i sentieri, egli stesso si ritirò dopo aver devastato la terra che avrebbe dovuto proteggere dalle devastazioni. Perciò poiché i soldati Persiani, che erano stati lasciati, si consideravano traditi, nonostante in pochi avessero potuto difendere il luogo, tuttavia non attesero neppure la vista del nemico. E così Alessandro, non incappando in alcun ostacolo, entrò in Cilicia attraverso le gole; dopo aver esplorato l’aspetto dei luoghi, ringraziò per la sua buona sorte, poiché l’ingresso per quelle gole era pieno di pericoli, dato che il sentiero a malapena conteneva quattro armati per volta e la dorsale del monte incombeva sul passaggio non solo angusto, ma anche ripido.