Cos’è la vita di un uomo rispetto all’eternità del tempo?

Terram hanc cum urbibus populisque et fluminibus et ambitu maris puncti loco ponimus ad universa referentes: minorem portionem aetas nostra quam puncti habet, si omni tempori comparetur, cuius maior est mensura quam mundi, utpote cum ille se intra huius spatium totiens remetiatur. Quid ergo interest id extendere cuius quantumcumque fuerit incrementum non multum aberit a nihilo? Uno modo multum est quod vivimus, si satis est. Licet mihi vivaces et in memoriam traditae senectutis viros nomines, centenos denosque percenseas annos: cum ad omne tempus dimiseris animum, nulla erit illa brevissimi longissimique aevi differentia, si inspecto quanto quis vixerit spatio comparaveris quanto non vixerit. Deinde sibi maturus decessit; vixit enim quantum debuit vivere, nihil illi iam ultra supererat.

Esperienze di traduzione – Pag.206 n.5 – Seneca

A paragone dell’universo, consideriamo che questa terra con le città e i popoli e i fiumi e il cerchio del mare non sono altro che un punto: e la nostra vita ha un’estensione più piccola di quella di un punto, se la confrontiamo all’eternità, la cui estensione è maggiore dell’universo, poiché quello ripercorre tante volte il proprio percorso nella durata di questa. Cosa importa dunque prolungare ciò che non differirà molto dal nulla, qualunque sia il suo incremento? È molto il tempo che viviamo solo se è abbastanza. Nominami pure uomini longevi e di vecchiaia tramandata ai posteri, enumera i loro centodieci anni: quando rivolgerai la tua attenzione all’eternità, non vi sarà alcuna differenza tra una vita brevissima ed una lunghissima, se osservando quanto ciascuno ha vissuto lo paragonerai con quanto non ha vissuto. Quindi egli è morto al tempo dovuto; infatti ha vissuto quanto doveva vivere, non gli restava altro da vivere.