Eroica morte di una libertà

Atque interim Nero recordatus Volusii Proculi indicio Epicharin attineri ratusque muliebre corpus impar dolori tormentis dilacemri iubet. At illam non uerbera, non ignes, non ira eo acrius torquentium ne a femina spemerentur, peruicere quin obiecta denegaret. Sic primus quaestionis dies contemptus. Postero cum ad eosdem cruciatus retraheretur gestamine sellae ( nam dissolutis membris insistere nequibat ), uinclo fasciae, quam pectori detraxerat, in modum laquei ad arcum sellae restricto indidit ceruicem et corporis pondere conisa tenuem iam spiritum expressit, clariore exemplo libertina mulier in tanta necessitate alienos ac prope ignotos protegendo, cum ingenui et uiri et equites Romani senatoresque intacti tormentis carissima suorum quisque pignorum proderent.

Esperienze di traduzione – Pag.207 n.8 – Tacito

E nel frattempo Nerone, quando si ricordò che Epicari veniva tenuta in prigione per l’accusa di Valerio Proculo e pensò che il corpo di una donna non sapesse sopportare bene il dolore, ordinò di torturarla. Ma nè le percosse, nè i ferri roventi, nè l’ira dei torturatori, che si incrudelivano ancor di più, per non essere disprezzati da una donna, riuscirono a convincerla a smettere di negare le accuse che le venivano rivolte. così il primo giorno di interrogatorio passò senza risultati. Il giorno dopo, mentre veniva portata su una portantina- infatti non era in grado di reggersi in piedi, con gli arti spezzati – alle solite torture, mise il collo dentro il cerchio della fascia che si era levata dal petto, dopo averlo stretto come un laccio alla spalliera della sedia e, sforzandosi col peso del corpo con quel poco di vita che le rimaneva, morì, proteggendo, lei, donna schiava affrancata, con un esempio davvero illustre in una situazione così importante, uomini estranei e pressoché sconosciuti, mentre uomini liberi, cavalieri e senatori romani, che non erano ancora stati torturati, tradivano ciascuno i propri parenti più cari.