I commediografi Plauto e Nevio

Feruntur autem sub Plauti nomine comoediae circiter centum atque triginta; sed homo eruditissimus L. Aelius quinque et viginti eius esse solas existimavit. Neque tamen dubium est, quin istaec, quae scriptae a Plauto non videntur et nomini eius addicuntur, veterum poetarum fuerint et ab eo retractatae, expolitae sint ac propterea resipiant stilum Plautinum. Sed enim Saturionem et Addictum et tertiam quandam, cuius nunc mihi nomen non subpetit, in pistrino eum scripsisse Varro et plerique alii memoriae tradiderunt, cum pecunia omni, quam in operis artificum scaenicorum pepererat, in mercatibus perdita inops Romam redisset et ob quaerendum victum ad circumagendas molas, quae “trusatiles” appellantur, operam pistori locasset. Sicuti de Naevio quoque accepimus fabulas eum in carcere duas scripsisse, Hariolum et Leontem, cum ob assiduam maledicentiam et probra in principes civitatis de Graecorum poetarum more dicta in vincula Romae a triumviris coniectus esset.

Gellio

Si tramandano poi sotto il nome di Plauto circa centotrenta commedie; ma un uomo molto erudito Lucio Elio stimò che soltanto venticinque fossero sue. Tuttavia non c’è dubbio che quelle, che non sembrano scritte da Plauto e vengono attribuite al suo nome, siano state (commedie) di antichi poeti e che siano state da lui salvate, rifinite e perciò richiamino lo stile di Plauto. Ma certamente Il molto grasso e Lo schiavo per debiti e una terza, di cui ora non mi sovviene il nome, Varrone e molti altri hanno narrato che egli le scrisse in un mulino quando, perduto nei commerci tutto il denaro, che aveva ottenuto nell’attività di autore, era ritornato privo di risorse a Roma e per procurarsi il cibo aveva prestato la propria opera a un mugnaio per spingere le mole, che sono chiamate “macine da girare a mano”. Come anche riguardo a Nevio abbiamo appreso che egli scrisse in carcere due commedie, L’indovino e il Leonte, quando a causa della sua continua maldicenza e delle sue facezie, secondo l’usanza dei poeti Greci, contro personaggi importanti della città, era stato gettato in prigione a Roma dai triumviri.