I conquistatori di Cartagine e Corinto

Eodem anno, quo Cornelius Scipio Carthaginem delevit, Lucius Mummius consul, in Graeciam missus, Corinthum funditus eruit. Uterque imperator, devictae gentis nomine honoratus, alter Africanus, alter appellatus est Achaicus. Nec quisquam ex novis hominibus prius quam Mummius cognomen virtute partum habuit. Diversi duobus imperatoribus mores, diversa fuere studia. Nam Scipio tam elegans liberalium studiorum omnisque doctrinae admirator fuit ut Polybium Panaetiumque, excellentes ingenio viros, domi militiaeque secum habuerit. Neque enim quisquam elegantius Scipione intervalla negotiorum otio dispunxit et, semper inter arma ac studia versatus, aut corpus periculis aut animum disciplinis (studi) exercuit. Mummius contra tam rudis fuit ut, capta Corintho, cum maximorum artificum tabulas ac statuas, mirabili arte perfectas, in Italiam portandas locaret, iusserit praedici conducentibus, si eas perdidissent, ab eis novas emendas esse.

Ad Limina (2) – Pag.226

Lo stesso anno in cui Cornelio Scipione distrusse Cartagine, il console Lucio Mummio, inviato in Grecia, rase al suolo Corinto. Entrambi i condottieri furono onorati con il soprannome del popolo sconfitto, l’uno fu detto “l’Africano”, l’altro “l’Acaico”. Né alcuno tra gli “homines novi”, prima di Mummio, si era fregiato di un soprannome acquisito in virtù del proprio valore. I due condottieri ebbero indoli diverse, e diversi interessi. Infatti Scipione fu un cultore ed un ammiratore tanto raffinato degli studi liberali e di ogni sfaccettatura del sapere da tenere accanto a sé, in pace ed in guerra , Polibio e Panezio, uomini di non comune intelletto. Nessuno, del resto, intervallò l’ “otium” al “negotium” o coltivò sempre le arti della guerra e della pace in modo più raffinato di Scipione e, sempre impegnato a combattere o a studiare, temprò sia il corpo nei pericoli, sia l’intelletto negli studi. Mummio invece fu a tal punto poco raffinato che, espugnata Corinto, mentre organizzava il trasporto in Italia di quadri e statue di sommi artefici, opere di mirabile arte, ingiunse agli appaltatori che, qualora essi le avessero smarrite, loro ne avrebbero dovuto comprare di nuove.