Il tempo passa e noi non ce ne accorgiamo

Veneram in suburbanum meum et querebar de impensis aedificii dilabentis. Dicit mihi vilicus non esse neglegentiae suae vitium: cum omnia ipse se faceret, villam veterem esse. Haec villa inter manus meas crevit: quid mihi futurum est, si tam putria sunt aetatis meae saxa? Iratus illi, proximam occasionem stomachandi arripio. «Apparet – inquam – has platanos neglegi: nullas habent frondes. Hoc non accideret, dummodo quis has circumfoderet, si inrigaret». Iurat ille per genium meum se omnia facere, in nulla re cessare curam suam, sed illas vetulas esse. Quod intra nos sit: ego illas posueram, ego illarum primum videram folium. Conversus ad ianuam, «Quis est iste – inquam – decrepitus et merito ad ostium admotus? Foras enim spectat. Unde istum nanctus es? Quid te delectavit alienum mortuum tollere?». At ille: «Non cognoscis me? – inquit – ego sum Felicio, cui solebas sigillaria adferre; ego sum Philositi vilici filius, deliciolum tuum». Debeo hoc suburbano meo, quod mihi senectus mea, quocumque adverteram, apparuit.

Seneca

Mi ero recato nella mia villa di periferia e mi lamentavo delle spese per l’edificio che cadeva in rovina. Il fattore mi dice che non era una conseguenza della sua negligenza: nonostante egli stesso facesse ogni cosa, la villa è vecchia. Questa villa è cresciuta tra le mie mani: cosa mi accadrà, se i sassi della mia età sono tanto fatiscenti? Adirato con quello (= riferito al fattore), colgo la prima occasione per sdegnarmi. «È chiaro – dico – che questi platani sono trascurati: non hanno nessuna fronda. Ciò non accadrebbe, purché qualcuno li scavasse intorno, li annaffiasse». Quello giura sul mio nume tutelare che fa ogni cosa, che in nessuna cosa cessa la sua cura, ma che quelli (= riferito ai platani) sono vecchi. Che resti tra noi: io li avevo posti, io avevo visto le loro prime foglie. Rivoltomi verso la porta dico: «Chi è questo decrepito e giustamente avvicinato all’ingresso? Infatti guarda fuori. Da dove sei andato a trovarlo? Che piacere ti ha preso di far seppellire un morto altrui?». Ma quello dice: «Non mi riconosci? Sono Felicione, a cui eri solito portare le marionette; sono il figlio del fattore Filosito, il tuo preferito». Devo questo alla mia villa di periferia, (cioè) il fatto che dovunque mi fossi rivolto mi si è mostrata la mia vecchiaia.