La preghiera del dittatore

Ingens multitudo replevit castra. Tum dictator, auspicato egressus, cum edixisset ut arma milites caperent: «Tuo ductu, – inquit – Pythice Apollo, tuoque numine instinctus pergo ad delendam urbem Veios, tibique hinc decimam partem praedae voveo. Te simul, Iuno Regina, quae nunc Veios colis, precor, ut nos victores in nostram tuamque mox futuram urbem sequare, ubi te dignum amplitudine tua templum accipiet». Haec precatus ab omnibus locis urbem adgreditur. Veientes, ignari iam in partem praedae suae vocatos (esse) deos, et (ignari) Iunonem ipsam, votis ex urbe sua evocatam, hostium templa novasque sedes spectare, in muros frustra discurrerunt.

Maiorum Lingua C – Pag.40 n.178 – Livio

Una grande folla riempì l’accampamento. Allora il dittatore, presi gli auspici, dopo essere uscito per ordinare di prendere le armi, disse: “Ispirato dalla tua guida, Apollo Pitico, e dalla tua potenza, mi accingo a distruggere la città di Veio e a te ora do in voto la decima parte del bottino. Nello stesso tempo prego te, Giunone, che ora abiti in Veio, di accompagnare noi vincitori nella nostra e poi nella tua futura città, dove ti accoglierà un tempio degno della tua grandezza”. Così pregato, assaltò la città da ogni parte. I Veiensi, ignari che gli dei erano stati chiamati a prendere parte al bottino e che Giunone stessa, allontanata dalla città con preghiere, osservava i templi del nemico e la nuova dimora, corsero invano alle mura.