La Sicilia

Siciliam dicunt angustis quondam faucibus Italiae adhaesisse diremptamque a paeninsula maiore impetu maris. Est autem terra tenuis ac fragilis et cavernis fistulisque ita penetrabilis, ut ventorum flatibus tota ferme pateat. Frequenter et compluribus locis nunc flammas, nunc vaporem, nunc fumum eructat. Inde denique Aetnae montis per tot saecula durat incendium. Et ubi acrior per spiramenta cavernarum ventus incubuit, harenarum moles egeruntur. Proximum Italiae promunturium Regium dicitur. Nec mirum, si fabulosa est loci antiquitas, in quem res tot convenerunt mirae. Primum nusquam tam torrens fretum tueri possumus. Undarum porro in se concurrentium tanta pugna est, ut alias in imum desidere videas, alias in sublime tolli; hic enim audire potes fremitum ferventis aestus, illic gemitum maris in voraginem desidentis. Accedunt vicini et perpetui Aetnae montis ignes et insularum Aeolidum. Hinc igitur fabulae Scyllam et Charybdin pepererunt.

Giustino

Dicono che la Sicilia un tempo fosse unita all’Italia da stretti istmi e fosse stata separata dalla penisola da un impeto piuttosto violento del mare. Inoltre il terreno è leggera e sottile e così penetrabile per caverne e canali, che quasi tutta è esposta allo spirare dei venti. Spesso e in parecchi luoghi erutta ora fiamme, ora vapore, ora fumo. Da ciò quindi l’incendio del monte Etna dura da tanti secoli. E dove il vento ha fatto irruzione con più forza attraverso gli spiragli delle caverne, un mucchio di sabbia viene portato fuori. Il promontorio più vicino all’Italia è chiamato Reggio. Non (è) stupefacente, se è mitica l’antichità del luogo, in cui si sono incontrate tante cose portentose. In primo luogo da nessuna parte possiamo osservare uno stretto di mare così impetuoso. Inoltre il contrasto delle onde che si scontrano tra loro è così grande, che vedi alcune scendere nel punto più profondo, altre essere sollevate verso l’alto; qui infatti puoi sentire il fremito della corrente che ribolle, lì il gemito del mare che sprofonda in una voragine. Si aggiungono i vicini e perpetui fuochi del monte Etna e delle isole Eolie. Da qui dunque ebbero origine i miti di Scilla e Cariddi.