La storia di Roma – Il console Manlio Torquato

«Ut me omnes», inquit adulescens, «pater, tuo sanguine ortum vere ferrent, provocatus, equestria haec spolia capta ex hoste caeso porto». Quod ubi audivit consul, extemplo filium aversatus contionem classico advocari iussit. Quae ubi frequens convenit, «Quando», inquit, «tu, T. Manli, neque imperium consulare neque maiestatem patriam veritus, adversus edictum nostrum extra ordinem in hostem pugnasti et disciplinam militarem, qua stetit ad hanc diem Romana res, solvisti, triste exemplum sed in posterum salubre iuventuti erimus. Ne te quidem, si quid in te nostri sanguinis est, recusare censeam, quin disciplinam militarem poena restituas. I, lictor, deliga ad palum». Exanimati omnes tam atroci imperio nec aliter quam in se quisque destrictam cernentes securem metu quievere. Sed postquam cervice caesa fusus est cruor, tum libero conquestu coortae voces sunt, ut neque lamentis neque exsecrationibus parceretur. Structo extra vallum rogo, spoliis magnificis contectum, iuvenis corpus crematum est.

Livio

Disse il giovane: «Padre, affinché tutti mi conoscessero nato davvero dal tuo sangue, essendo io stato provocato, (ti) porto queste spoglie equestri prese al nemico trucidato». Quando il console udì ciò, stornato subito il viso dal figlio, ordinò che si convocasse l’assemblea al suono della tromba. Quando si radunò numerosa, disse: «Dal momento che tu, Tito Manlio, non temendo né l’ordine consolare né l’autorità paterna, hai combattuto contro il nostro comando fuori dall’ordine e hai infranto la disciplina militare, grazie alla quale la potenza di Roma è rimasta salda fino a questo giorno, saremo un esempio triste, ma utile alla gioventù per l’avvenire. Senza dubbio penso che, se in te c’è qualcosa del nostro sangue, non rifiuterai di ripristinare la disciplina militare con un castigo. Va’, littore, legalo al palo». Tutti, rimasti senza fiato a causa del terribile ordine e non diversamente che se ciascuno vedesse la scure impugnata contro di sé, ammutolirono per la paura. Ma dopo che il sangue si sparsa dal collo reciso, allora con un libero lamento si levarono le voci, tanto che non ci asteneva né dai pianti né dalle imprecazioni. Eretta una pira funebre al di fuori della palizzata, il corpo del giovane, ricoperto di magnifiche spoglie, fu cremato.