La volpe e il caprone

Cum (= Quando) vir vafer periculo opprimetur, dolo et aliorum damno effugium petet. Vulpecula in puteum cadit neque evadere valebat, quia (= poiché) puteus altus erat. Dum (= Mentre) pertinaciter (avv.) salit et frustra (avv.) ad summum ascendere temptat, hircus, aquae avidus, ad puteum accedit. Ut (= Appena) vulpeculam in fundo videt, hircus quaerit: «Estne (= È forse) frigida et pura aqua, in qua (= nella quale) natas?». Tum callida vulpecula respondet: «Si huc (= Se qui) descendes, amice mi, aquam frigidam et gulae tuae iucundam gustabis, sicut ego etiam (= come anch’io) gusto». Stultus hircus dolum non intellegit et in aquam descendit. Statim vulpecula in amici dorsum salit, ex dorso eius sine periculo ad extremum puteum (= sull’orlo del pozzo) ascendit et salva in apertum caelum evadit. Posthac hircus prudentior (= più avveduto) erit!

Quando un uomo astuto sarà oppresso dal pericolo, cercherà scampo con l’inganno e il danno altrui. Una piccola volpe cade in un pozzo e non riusciva ad uscire, poiché il pozzo era alto. Mentre salta con ostinazione e cerca invano di salire sulla sommità, un caprone, avido d’acqua, si avvicina al pozzo. Appena vede la piccola volpe sul fondo, il caprone chiede: «È forse fresca e pura l’acqua nella quale nuoti?». Allora l’astuta volpetta risponde: «Se scenderai qui, amico mio, gusterai un’acqua fresca e gradita alla tua gola, così come anch’io gusto». Lo sciocco caprone non comprende l’inganno e scende nell’acqua. Subito la piccola volpe salta sul dorso dell’amico, dal suo dorso sale senza pericolo sull’orlo del pozzo e, salva, esce all’aria aperta. D’ora in poi il caprone sarà più avveduto!