L’infelice sorte di Camilla Orazia

Princeps Horatius ibat, trigemina spolia Curiatiorum prae se gerens; cui soror virgo, quae desponsa uni ex Curiatiis fuerat, obvia ante portam Capenam fuit, cognitoque super umeros fratris paludamento sponsi quod ipsa confecerat, solvit crines et flebiliter nomine sponsum mortuum appellat. Movet feroci iuveni animum comploratio sororis in victoria sua tantoque gaudio publico. Stricto itaque gladio simul verbis increpans transfigit puellam. «Abi hinc ad sponsum» inquit, «oblita fratrum mortuorum et fratris vivi, oblita patriae. Sic eat quaecumque Romana lugere hostem malet».

Livio

Per primo marciava Orazio, portando innanzi a sè le spoglie dei tre gemelli Curiazi; davanti a porta Capena gli venne incontro la sua giovane sorella, che era stata promessa in matrimonio ad uno dei Curiazi, e riconosciuto sulle spalle del fratello il mantello del fidanzato che ella stessa aveva confezionato, si sciolse i capelli e in lacrime chiamò per nome il fidanzato morto. Il lamento della sorella, nel mezzo del suo trionfo e di una così grande manifestazione di gioia generale, scosse l’animo dell’impetuoso giovane. Perciò, estratta la spada, trafisse la fanciulla rimproverandola contemporaneamente con queste parole: “Vattene dal tuo fidanzato – disse – dal momento che ti sei dimenticata dei fratelli morti e del fratello vivo, ti sei scordata della patria. Che muoia in questo modo qualsiasi Romana che preferirà piangere il nemico”.