Omaggi ai Romani dopo la vittoria

Ad Cn. Manlium consulem primum, dein pro consule, hibernantem in Asia, legationes undique ex omnibus civitatibus gentibusque, quae cis Taurum montem incolunt, conveniebant. Et ut clarior nobiliorque victoria Romanis de rege Antiocho fuit quam de Gallis, ita laetior sociis erat de Gallis quam de Antiocho. Tolerabilior regia servitus fuerat quam feritas immanium barbarorum incertusque in dies terror, quo velut tempestas eos populantes inferret. Itaque, ut quibus libertas Antiocho pulso, pax Gallis domitis data esset, non gratulatum modo venerant, sed coronas etiam aureas pro suis quaeque facultatibus attulerant. Et ab Antiocho legati et ab ipsis Gallis, ut pacis leges dicerentur, et ab Ariarathe rege Cappadocum venerunt ad veniam petendam luendamque pecunia noxam, quod auxiliis Antiochum iuvisset. Huic sescenta talenta argenti sunt imperata; Gallis responsum, cum Eumenes rex venisset, tum daturum iis leges.

Livio

A Gneo Manlio, dapprima console, poi proconsole, che svernava in Asia giungevano ambasciate da ogni parte da tutte le nazioni e popolazioni, che vivono al di qua del monte Tauro. E come la vittoria sul re Antioco fu più celebre e illustre per i Romani rispetto a quella sui Galli, così per gli alleati era più gradita quella sui Galli che quella su Antioco. Era stata più sopportabile la servitù regia della ferocia dei crudeli barbari e dell’incerto terrore di giorno in giorno su dove, come una burrasca, avrebbe portato quelli saccheggiando. Pertanto, come a chi, scacciato Antioco, era stata data la libertà, sottomessi i Galli, (era stata data) la pace, erano venute non solo per congratularsi, ma ognuna, secondo le proprie possibilità, aveva portato anche corone d’oro. E vennero anche ambasciatori da Antioco e dagli stessi Galli, affinché si stabilissero le condizioni di pace, e dal re dei Cappadoci Ariarate, per chiedere perdono e a pagare con il denaro la colpa di aver aiutato con rinforzi Antioco. A costui furono ordinati seicento talenti d’argento; ai Galli fu risposto che, quando fosse giunto il re Eumene, allora si sarebbero date loro le condizioni.