Protagora ad Evatlo (seconda parte)

Ad ea respondit Evathlus: «Potui – inquit – huic tuae tam ancipiti captioni isse obviam, si verba non ipse facerem atque alio patrono uterer. Sed maius mihi in ista victoria prolubium est, cum te non in causa tantum, sed in argumento quoque isto vinco. Disce igitur tu quoque, magister sapientissime, utroque modo fore uti non reddam quod petis, sive contra me pronuntiatum fuerit sive pro me. Nam si iudices pro causa mea senserint, nihil tibi ex sententia debebitur, quia ego vicero; sin contra me pronuntiaverint, nihil tibi ex pacto debebo, quia non vicero». Tum iudices, dubiosum hoc inexplicabileque esse quod utrimque dicebatur rati, ne sententia sua, utramcumque in partem dicta esset, ipsa sese rescinderet, rem iniudicatam reliquerunt causamque in diem longissimam distulerunt. Sic ab adolescente discipulo magister eloquentiae inclitus suo sibi argumento confutatus est et captionis versute excogitatae frustratus fuit.

Gellio

A queste parole Evatlo rispose: “Mi sarei potuto opporre – disse – a questo tuo tanto ambiguo sofisma, se io non avessi parlato personalmente e mi fossi avvalso di un altro difensore. Ma per me il piacere è maggiore in questa vittoria, perché ti vinco non solo nella causa, ma anche su questa tesi. Sappi dunque anche tu, sapientissimo maestro, che in entrambi i modi, o sarà stato sentenziato contro di me o in mio favore, io non pagherò ciò che chiedi. Infatti se i giudici giudicheranno a favore della mia causa, nulla ti verrà dato secondo la sentenza, perché io avrò vinto; se sentenzieranno contro di me, non ti darò nulla secondo l’accordo, perché non avrò vinto”. Allora i giudici, stimando che ciò che veniva detto dall’una e dall’altra parte fosse incerto e inestricabile, affinché la loro sentenza, contro qualsivoglia delle due parti fosse stata espressa, non si annullasse da se stessa, lasciarono la cosa ingiudicata e rinviarono la causa ad un giorno lontanissimo. Così l’illustre maestro di eloquenza fu confutato con la sua stessa argomentazione dal giovane discepolo e fu abilmente privato del cavillo escogitato.