Tra il possedere e il ritrovare

Quid ergo agitur in anima, cum amplius delectatur inventis aut redditis rebus, quas diligit, quam si eas semper habuisset? Triumphat victor imperator et non vicisset, nisi pugnavisset, et quanto maius periculum fuit in proelio, tanto est gaudium maius in triumpho. Iactat tempestas navigantes minaturque naufragium; omnes futura morte pallescunt: tranquillum fit caelum et mare, et exsultant nimis, quoniam timuerunt nimis. Aeger est carus amicus et febris eius malum renuntiat; omnes, qui eum salvum cupiunt, aegrotant simul animo: fit ei recte et nondum ambulat pristinis viribus, et fit iam tale gaudium, quale non fuit, cum antea salvus et fortis ambularet. Edendi et bibendi voluptas nulla est, nisi praecedat esuriendi et sitiendi molestia.

Agostino

Dunque cosa succede nell’anima, quando si compiace più per cose trovate o restituite, che apprezza, che se le avesse sempre avute? Il generale vittorioso trionfa e non avrebbe vinto, se non avesse combattuto, e quanto più grande fu il pericolo in battaglia, tanto è più grande la gioia nel trionfo. La burrasca sballotta i naviganti e minaccia il naufragio; tutti sbiancano per la morte imminente: il cielo e il mare diventano calmi, ed esultano eccessivamente, poiché hanno temuto eccessivamente. Un caro amico è malato e la febbre rivela il suo male; tutti quelli che lo desiderano salvo, soffrono insieme nell’animo: migliora e non cammina ancora con le antiche forze, e già sorge una tale gioia, quale non fu, quando prima camminava sano e forte. Non c’è nessun piacere di mangiare e di bere, se il tormento di aver fame e di aver sete non lo precede.