Un tentativo di cronologia omerica

Clarissimum deinde Homeri inluxit ingenium, sine exemplo maximum, qui magnitudine operis et fulgore carminum solus appellari poeta meruit; in quo hoc maximum est, quod neque quisquam ante illum inventus est quem ipse imitaretur, neque post illum, qui eum imitari posset. Neque quemquam alium praeter Homerum et Archilochum in eo opere, cuius primus auctor fuerit, perfectissimum reperiemus. Hic a temporibus belli Troici longius abfuit quam quidam rentur; nam ferme ante annos nongentos quinquaginta floruit. Qua de causa non est mirandum, quod saepe illud usurpat, id est οἷοι νῦν βροτοί εἰσιν; hoc dicto enim ut hominum, ita saeculorum notatur differentia. Quem si quis caecum genitum putat, omnibus sensibus orbus est.

Velleio Patercolo

Rifulse poi l’illustrissimo ingegno di Omero, senza confronto il più grande, il quale (= riferito a Omero), unico, per l’importanza delle opere e lo splendore dei versi poetici meritò di essere chiamato poeta; in questo fu il più grande, per il fatto che non fu trovato nessuno prima di lui che egli stesso imitasse, né (fu trovato) dopo di lui chi potesse imitarlo. E, tranne Omero e Archiloco, non troveremo nessun altro perfettissimo in quel genere letterario, di cui è stato il primo autore. Costui fu più distante, di quanto qualcuno pensi, dai tempi della guerra di Troia; infatti si segnalò all’incirca prima dell’anno 950. Per questo motivo non bisogna meravigliarsi del verso che spesso adopera: “come sono oggigiorno gli uomini”; infatti con questo detto si segnala la differenza come degli uomini, così delle epoche. E se qualcuno lo crede cieco nato, è privo di tutti i sensi.