In difesa della Scuola

Hoc igitur potissimum loco tractanda quaestio est, utiliusne sit domi atque intra privatos parietes studentem continere, an frequentiae scholarum tradere. Quod quidem eminentissimis auctoribus placuit. Nonnulli tamen ab hoc prope publico more dissentiunt. Timent primum ne turba hominum eam aetatem ad vitia maxime pronam corrumpat; deinde verentur ne praeceptor liberalius tempora sua non impendat, si ea in plures discipulos partiatur. Corrumpi deinde mores in scholis putant: nam et corrumpuntur interim, sed domi quoque, et sunt multa eius rei exempla: sed sunt hercule etiam sanctissime conservatae opinionis. Nam et potest turpis esse domesticus ille praeceptor, nec tutior inter servos malos quam ingenuos parum modestos conversatio est. Quam saepe liberorum nostrorum mores nos ipsi perdidimus! «At emendationi numerus discipulorum obstat, nec ego eo mitti puerum volo, ubi neglegatur». Sed neque praeceptor bonus maiore se turba onerabit, nec officium in docendo spectabit, sed adfectum. Ita numquam erimus in turba.

Quintiliano

Dunque soprattutto a questo punto bisogna trattare la questione se sia più utile tenere lo studente a casa e tra le mura domestiche o affidarlo alla frequenza delle scuole. Ciò parve opportuno ad autori molto eminenti. Tuttavia parecchi dissentono da questa consuetudine quasi ordinaria. In primo luogo temono che la folla di uomini corrompa quell’età particolarmente incline ai vizi; poi temono che il maestro non impiegherebbe molto generosamente i suoi tempi, se lo ripartisse tra più allievi. Credono poi che nelle scuole i costumi si corrompano: infatti talvolta si corrompono, ma anche in casa, e vi sono molti esempi di questa cosa: ma ce ne sono, per Ercole, anche di una reputazione custodita assai scrupolosamente. Infatti anche un maestro privato può essere ignobile, né la convivenza è più sicura tra servi disonesti che tra uomini liberi poco decorosi. Quanto spesso noi stessi abbiamo rovinato i costumi dei nostri figli! «Ma il numero degli allievi è d’ostacolo alla correzione, e io non voglio che il fanciullo sia mandato dove è trascurato». Ma il buon maestro né si caricherà di una schiera troppo grande, né nell’insegnare considererà l’incarico, ma l’affetto. Così non saremo mai nella massa.