Una lettera di Cicerone all’amico Attico

Hoc die accepi multas epistulas diligenter a te scriptas. Nunc de vita mea tibi narrare cupio. Moderatio quaedam me regit. Amissis ornamentis, non iam dignitatem honoresque cogito. Quid obtinui? Adversarii me civitate expulerunt, quia putaverunt se non posse obtinere licentiam cupiditatum suarum. Patria oppressa, quis potest beatus esse? Praeclara autem conscientia sustentor, cum cogito me de re publica meruisse bene. Hac coscientia duce, igitur discedam. Attice, amice mi, tuas epistulas libenter accipiam: amicitia tua me sublevabit.

Cicerone

In questo giorno (oggi) ho ricevuto molte lettere scritte con cura da te. Ora desidero raccontarti della mia vita. Mi guida una certa moderazione. Persi i lustri, non penso più alla dignità e agli onori. Cosa ho ottenuto? Gli avversari mi hanno cacciato dalla città, poiché hanno ritenuto di non poter ottenere il permesso per le loro bramosie. Essendo stata la patria oppressa, chi può essere felice? Ma sono sorretto da una consapevolezza molto chiara, quando penso che mi sono comportato bene nei confronti dello Stato. Con la guida di questa consapevolezza, partirò dunque. Attico, amico mio, accoglierò volentieri le tue lettere: la tua amicizia mi conforterà.