Una lettera per sentirsi vicini

Scr. in Arpinati viii K. Dec. a. u. c. (46 a.C.)
CICERO ATTICO SAL.
Undecimo die, postquam a te discesseram, hoc litterularum exaravi egrediens e villa ante lucem atque eo die cogitabam in Anagnino, postero autem in Tusculano, ibi unum diem; V Kal. igitur istuc venero, ad constitutum diem. Atque utinam continuo ad complexum meae Tulliae, ad osculum Atticae possim currere! Quod quidem ipsum scribe, quaeso, ad me; ut, dum consisto in Tusculano, sciam quid garriat, sin rusticatur, quid scribat ad te; eique interea aut scribe salutem aut nuntia, itemque Piliae. Et tamen etsi continuo congressuri sumus, scribes ad me si quid habebis. Cum complicarem hanc epistulam, noctuabundus ad me venit cum epistula tua tabellarius; qua lecta, de Atticae febricula scilicet valde dolui. Reliqua quae exspectabam ex tuis litteris cognovi omnia; novi nihil habebam. Quid ergo opus erat epistula? Quid, cum coram sumus, et garrimus quicquid in buccam? Est profecto quiddam colloquium, quod habet, etiam si nihil subest, collocutione ipsa suavitatem.

Cicerone

Scritta nella villa di Arpino il 24 Novembre del 46 a.C.
CICERONE SALUTA ATTICO
Scrivo questa letterina undici giorni dopo che sono andato via da te, mentre esco dalla mia villa, prima dell’alba, e oggi penso (di trattenermi) nella mia villa di Anagni, domani invece in quella di Tuscolo, per un giorno; il 27 dunque verrò là, nel luogo stabilito. Ah, se potessi subito correre incontro all’abbraccio della mia Tullia e alla boccuccia di Attica! Scrivimi, per piacere, proprio di quella (= riferito alla boccuccia di Attica), affinché, mentre mi trattengo nella villa di Tuscolo, io sappia cosa cianci, se invece sta in campagna, cosa ti scrive; nel frattempo scrivile o salutala o riferisciglielo, e ugualmente a Pilia. E tuttavia, anche se stiamo per vederci, scrivimi se avrai qualcosa. Mentre piegavo questa lettera, il tuo corriere è venuto da me di notte con la tua lettera; dopo averla letta, mi rattristai molto per la febbriciattola di Attica. Dalla tua lettera ho appreso tutte le altre cose che aspettavo; non avevo nulla di nuovo. Dunque che bisogno c’era di una lettera? E che, quando siamo insieme, e cianciamo di tutto ciò che ci viene in bocca? La conversazione è qualche cosa comunque, che ha, anche se non c’è niente alla base, piacevolezza nel colloquio stesso.