Orfeo ed Euridice

Orpheus poeta lyrae suae sono beluas feras in silvis alliciebat,saxa quoque ex iugis montanis commovebat.Pulchram Eurydicem iucunde amabat,cum Eurydice vitam agebat fere beatam.Adversa autem fortuna et fata deum necessaria puerum puellamque perdunt.Currit quondam pulchra Eurydices nec videt hydrum in alta herba descendit misera,sine viro perdita in atra aeternaque umbra.Orpheus ad altam Orci ianuam pervenit acceditque ad dominum Erebi tremendum,qui numquam humanis votis commovetur.Commoventur autem Erebi umbrae animaeque,quia Orphei cantus etiam extremam exitii poenam vincit.Proserpina Inferorum regina viro puellam tradit,at monet:”Ante sponsam recte procede neque umquam gradum vertito.Sic Eurydecem ad superas auras duces,sic puella denuo vitam accipiet.At si oculis tuis sub tenera humo vultum venustum respicies,statim in aeterno amatam ammittes et perdes”

Il poeta Orfeo addolciva nelle foreste le feroci belve con il suono della sua lira, commuoveva addirittura i sassi dalle gole montane. Amava dolcemente la bella Euridice, conduceva una vita quasi beata con Euridice. Ma la sorte contraria e i destini necessari dei fanciulli perdono dio e la ragazza. Un tempo la bella Euridice corre e non vede un idra nell’erba alta, scende la poveretta, persa senza uomo nell’oscura ed eterna ombra. Orfeo giunge all’alta porta di Orco ed si avvicina al tremendo signore di Erebo, il quale non è mai commosso dalle suppliche umane. Al contrario vengono commosse le ombre e le anime di Erebo, poiché il canto di Orfeo vinche anche l’estrema pena della morte. Proserpina, la regina degli Inferi, porta la ragazza all’uomo, ma avverte: “Cammina dritto davanti alla sposa e non cambierai mai andatura (passo, posizione). Così condurrai Euridice alle volte celesti, così la fanciulla riceverà di nuovo la vita. Ma se tu guarderai con i tuoi occhi il bel volto da terra sotto la giovane, perderai e smarrirai immediatamente la -tua- amata”.