Annibale marcia su Taranto

Hannibal postquam Tarentum ire constituit, electis decem milibus peditum atque equitum, quos in expeditionem velocitate corporum ac levitate armorum aptissimos esse ratus est, quarta vigilia noctis signa movit, praemissisque octoginta fere Numidis equitibus praecepit ut perlustrarent omnia oculis, ne quis agrestium procul spectator agminis falleret. Ipse raptim agmine acto quindecim ferme milium spatio castra ab Tarento posuit; et ibi convocatos milites monuit ut via omnes irent nec deverti quemquam paterentur. Eadem ferme hora Tarentum fama praevenerat Numidas equites nonnullos populari agros terroremque late agrestibus iniecisse. Neque autem ullo alio modo motus est praefectus Romanus quam ut (“se non”) equites aliquot postero die luce prima iuberet exire ut hostem populationibus arcerent.

Livio

Annibale, dopo aver deciso di andare a Taranto, scelti diecimila fanti e cavalieri, che ritenne fossero i più adatti alla spedizione per l’agilità del corpo e la leggerezza delle armi, alla quarta vigilia della notte mosse l’accampamento, e mandati avanti circa ottanta cavalieri Numidi comandò loro di scrutare con lo sguardo ogni cosa, affinché nessun contadino, osservatore da lontano dell’esercito, rimanesse nascosto. Egli, condotto rapidamente l’esercito, pose l’accampamento a circa quindici miglia da Taranto; e là, riuniti i soldati, li ammonì che tutti marciassero lungo la strada e che nessuno si lasciasse sviare. Quasi nello stesso momento era giunta a Taranto la notizia che alcuni cavalieri Numidi saccheggiavano i campi e avevano suscitato per un ampio spazio il terrore nei contadini. Ma il prefetto Romano non si spinse a nessun’altra misura se non a ordinare ad alcuni cavalieri di uscire il giorno dopo all’alba per tenere lontano il nemico dai saccheggi.