Bisogna prepararsi ai capricci della fortuna

Illi me iusserunt stare adsidue velut in praesidio positum et omnis conatus fortunae, omnis impetus prospicere multo ante quam incurrant. Illis fortuna gravis est quibus repentina est: facile eam sustinet qui semper exspectat. Nam et hostium adventus eos prosternit quos inopinantis occupavit: at qui futuro se bello ante bellum paraverunt, compositi et aptati, primum ictum (qui tumultuosissimus est) facile excipiunt. Numquam ego fortunae credidi, etiam cum videretur pacem agere; omnia illa quae in me indulgentissime conferebat, pecuniam honores gratiam, eo loco posui unde posset sine motu meo repetere. Neminem adversa fortuna comminuit nisi quem secunda decepit. Illi qui munera eius velut sua et perpetua amaverunt, qui se suspici propter illa voluerunt, iacent et maerent cum vanos et pueriles animos, omnis solidae voluptatis ignaros, falsa et mobilia oblectamenta destituunt: at ille qui se laetis rebus non inflavit nec mutatis contrahit. Adversus utrumque statum animum invictum tenet.

Quelli mi hanno ordinato di essere sempre vigile, come a un posto di guardia, e di prevedere tutte le mosse e tutti gli assalti della sorte molto prima che caschino addosso. La fortuna è dura per quelli a cui è improvvisa: chi l’ha sempre aspettata la sopporta facilmente. Ed infatti l’assalto dei nemici travolge quelli che si lasciano sorprendere: al contrario quelli che prima si sono preparati per una guerra futura, ben equipaggiati e ordinati, facilmente ne sostengono il primo urto (che è il più impetuoso). Io non mi sono mai fidato della fortuna anche quando sembrava promettere pace; tutti quelle cose che assai generosamente mi concedeva, ricchezze, onori, favori, io li ho tenuti in tale considerazione che essa avrebbe potuto riprenderseli senza che io mi scomponessi. La cattiva sorte spezza soltanto colui che si lascia ingannare da quella buona. Quelli che hanno amato i doni della fortuna come beni personali ed eterni, quelli che per quei doni vogliono farsi ammirare, si abbattono e si disperano quando il loro animo vuoto e puerile, ignaro di ogni gioia duratura, si sente privato di quei falsi ed effimeri diletti: invece, chi non insuperbisce nelle liete circostanze, non si deprime nelle avverse e mantiene l’animo saldo nell’uno e nell’altro caso.