Bisogna pur divertirsi ogni tanto

4. Nec in eadem intentione aequaliter retinenda mens est, sed ad iocos devocanda. Cum puenilis Socratcs ludere non erubescebat et Cato vino laxabat animum curis publicis fatigatum et Scipio triumphale illud ac militare corpus movebat ad numeros, non molliter se infringens, ut nunc mos est etiam incessu ipso ultra mulithrem mollitiam fluentibus, sed ut antiqui illi viri solebant inter lusum ac festa tempora virilem in modum tripudiare, non facturi detrimentum, etiam si ab hostibus suis spectarentur. 5. Danda est animis remissio: meliores acrioresque requieti surgent. Ut fertilibus agris non est imperandum (cito enim illos exhauriet numquam intermissa fecunditas) ita animorum impetus adsiduus labor franget, vires recipient paulum resoluti et remissi; nascitur ex adsiduitate laborum animorum hebetatio quaedam et languor. 6. Nec ad hoc tanta hominum cupiditas tendact, nisi naturalem quandam voluptatem haberet lusus iocusque; quorum frequens usus omne animis pondus ornnemquevim eripiet; nam et somnus refectioni necessarius est, hunc tamen semper si diem noctemquecontinues, mors erit Multum intayst, remittas aliquid an solvas. 7. Legum conditores festos instituerunt dics, ut ad hilaritatem homines publice cogerentur, tamquam necessarium Iaboribus interponentes temperamentunt; et magni, ut dixi, viri quifam sibi menstruas certis diebus ferias dabant, quidam nullum non diem inter otium et curas dividebant […] Quidam medio die interiunxerunt et in postmeridianas horas aliquid levioris operae distulerunt. Maiores quoque nostri novam relationem post horam decumam in senatu fieri vetabant. Miles vigilias dividit et nox immunis est ab expeditione redeuntium. 8. Indulgendum est animo dandumque subinde otium quod alimenti ac virium loco sit. Et in ambulationibus apertis vagandum, ut caelo libero et multo spiritu augeat attollatque se animus; aliquando vectatio iterque et mutata regio vigorem dabunt convictusque et liberalior potio. Non numquam et usque ad ebrietatem veniendum, non ut mergat nos sed ut deprimat; eluit enim curas et ab imo animum mouet et ut morbis quibusdam ita tristitiae medetur, Liberque non ob licentiam linguae dictus est, sed quia liberat servitio curarum animum et adserit vegetatque et audaciorem in omnis conatus facit. 9. Sed ut libenatis ita vini salubris moderatio est. […] Sed nec saepe faciendum est, ne animus malam consuetudinem ducat, et aliquando tamen in exultationem libenatemque extrahendus tristisque sobrietas removenda paulisper.

Seneca – De tranquillitate animi 17, 4-9

4. Ma neppure bisogna mantenere la mente costantemente nella stessa tensione, bensì bisogna richiamarla agli svaghi. Socrate non arrossiva di giocare con i bambini, e Catone ristorava con il vino l’animo spossato dagli impegni politici, e Scipione muoveva a ritmo di danza quel suo corpo di trionfatore e di soldato, non già sdilinquendosi con effeminatezza secondo la moda degli slombati dei nostri tempi, più effeminati delle donne nel modo stesso di camminare, ma secondo il costume di quegli uomini antichi, che nei momenti di divertimento e di festa eseguivano la danza in tre passi, in modo virile, e senza rischio di soffrire danno anche se fossero stati a guardarli i loro nemici. 5. Bisogna concedere sollievo agli animi: dopo il riposo si alzeranno migliori e con più energia Come non bisogna pretendere troppo dai campi fertili – farà in fretta ad esaurirli, infatti, una fecondità cui non si dà mai requie – così una fatica incessante spezzerà gli slanci degli animi, che invece ricupereranno le forze dopo un po’ di rilassamento e di sollievo; in seguito a una continua durata delle fatiche, gli animi finiscono con l’ottundersi, per così dire, e con l’infiacchirsi. 6. E certo a ciò non tenderebbero gli uomini con così grande brama, se il gioco e il divertimento non avessero in sé un certo qual piacere naturale; ma un loro impiego frequente strapperà agli animi ogni efficacia e ogni forza; giacché anche il sonno è indispensabile al ristoro, ma nel caso in cui lo si continui senza interruzione giorno e notte, sarà la morte. C’è molta differenza, tra allentare qualcosa e scioglierlo. 7. I legislatori istituirono i giorni festivi perché gli uomini fossero costretti all’allegria per ordine dello Stato, nell’idea di interporre alle fatiche un’indispensabile loro moderazione; anche gli uomini grandi, come ho detto, si concedevano, alcuni, una vacanza ogni mese in giorni determinati, altri non lasciavano passar giorno senza dividerlo tra il riposo e gli impegni. […] Altri ancora presero riposo a metà giornata e differirono alle ore pomeridiane qualche impegno meno faticoso. Anche i nostri antenati vietavano che in Senato fosse presentato un nuovo argomento di discussione dopo l’ora decima. I soldati dividono i turni di guardia, e la notte di coloro che tornano da una spedizione è libera da prestazione di servizi. 8. Bisogna essere indulgenti con l’animo e concedergli sovente un riposo che valga come alimento e fonte di energie. Bisogna anche camminare in passeggiate all’aria libera, perché l’animo si rinforzi e si rinfranchi in virtù del cielo aperto e della respirazione a pieni polmoni; talvolta, il farsi portare in lettiga e il viaggiare e il cambiare luoghi danno vigore, come pure un banchetto, e una bevuta più abbondante. Talora bisogna anche arrivare fino all’ubriachezza, per immergerci in essa senza farcene affogare; essa, infatti, lava via gli affanni e muove l’animo nel profondo e cura non solo certe malattie ma anche la tristezza, e l’inventore del vino è stato detto Libero non per la licenza della sua lingua, ma perché libera l’animo dalla schiavitù degli affanni, e lo dichiara libero e lo vivifica e lo rende più audace di fronte a ogni tentativo. 9. Ma, come della libertà, così del vino è salutare una giusta misura. […] Ma se da un lato non è cosa da farsi frequentemente, perché l’animo non prenda una cattiva abitudine, dall’altro, però, lo si deve talvolta trascinare in una condizione di esultanza e di libertà, e la triste sobrietà va per un po’ di tempo allontanata.