Suicidio di Cremuzio Cordo

Quid faceret? Si vivere vellet, Seianus rogandus erat, si mori, filia, uterque inexorabilis: constituit filiam fallere. Usus itaque balineo quo plus virium poneret, in cubiculum se quasi gustaturus contulit et dimissis pueris quaedam per fenestram, ut videretur edisse, proiecit; a cena deinde, quasi iam satis in cubiculo edisset, abstinuit. Altero quoque die et tertio idem fecit; quartus ipsa infirmitate corporis faciebat indicium. Complexus itaque te, ‘Carissima’ inquit ‘filia et hoc unum tota celata vita, iter mortis ingressus sum et iam medium fere teneo; revocare me nec debes nec potes.’ Atque ita iussit lumen omne praecludi et se in tenebras condidit. Cognito consilio eius publica voluptas erat, quod e faucibus avidissimorum luporum educeretur praeda. Dum deliberatur, dum accusatores iterum adeunt, ille se absolverat.

Seneca

Che poteva fare? Se voleva vivere, bisognava supplicare Seiano, se voleva morire, bisognava supplicare la figlia, entrambi irremovibili. Decise di ingannare la figlia. Così, dopo aver fatto un bagno per debilitarsi, si ritirò in camera come se intendesse mangiare e, congedati gli schiavi, buttò dalla finestra qualcosa del cibo per dare l’impressione di aver mangiato; poi si astenne dal cenare, come se avesse già mangiato a sufficienza in camera. Il secondo e il terzo giorno fece lo stesso. Il quarto giorno lo smascherava con la stessa debolezza del corpo. E così, dopo averti abbracciata, disse: “Figlia carissima, che in tutta la mia vita ho tenuto all’oscuro soltanto di questo, mi sono incamminato sul sentiero della morte e sono già a metà strada: richiamarmi indietro non devi né puoi”. E così ordinò che ogni luce fosse oscurata e si nascose nelle tenebre. Quando si conobbe la sua decisione, la gioia era generale, perché la preda si stava sottraendo alle fauci di quei voracissimi lupi. Mentre si discute, mentre gli accusatori si presentano per la seconda volta in tribunale, egli si era già dato la libertà.