Catilina, cosa ti trattiene a Roma?

Quid est enim, Catilina, quod te iam in hac urbe delectare possit? In qua nemo est extra istam coniurationem perditorum hominum qui te non metuat, nemo qui non oderit. Quae nota domesticae turpitudinis non inusta vitae tuae est? Quod privatarum rerum dedecus non haeret in fama? Quae lubido ab oculis, quod facinus a manibus umquam tuis, quod flagitium a toto corpore afuit? Cui tu adulescentulo, quem corruptelarum inlecebris inretisses, non aut ad audaciam ferrum aut ad lubidinem facem praetulisti? Quid vero? Nuper cum morte superioris uxoris novis nuptiis domum vacuefecisses, nonne etiam alio incredibili scelere hoc scelus cumulavisti? Quod ego praetermitto et facile patior sileri, ne in hac civitate tanti facinoris inmanitas aut extitisse aut non vindicata esse videatur. Praetermitto ruinas fortunarum tuarum, quas omnis proximis Idibus tibi impendere senties: ad illa venio, quae non ad privatam ignominiam vitiorum tuorum, non ad domesticam tuam difficultatem ac turpitudinem, sed ad summam rem publicam atque ad omnium nostrum vitam salutemque pertinent.

Cicerone

Che cosa c’è infatti, Catilina, che ti possa ormai trattenere in questa città? Nella quale non c’è nessuno, al di fuori di questa alleanza di uomini scellerati, che non ti tema, nessuno che non ti odi. Quale infamia di disonore personale non è impressa indelebilmente sulla tua vita? Quale onta per fatti privati non sta infissa nella tua cattiva reputazione? Quale brama è stata mai lontana dai tuoi occhi, quale misfatto lontano dalle tue mani, quale atto contro la morale lontano da tutto il tuo corpo? Tu a quale giovinetto, che hai potuto adescare con gli allettamenti della depravazione, non hai portato il pugnale per un delitto o la fiaccola per un’orgia? Che dire inoltre? Recentemente, quando con la morte della moglie precedente avevi reso libera la casa per nuove nozze, non hai forse aggiunto anche questo delitto ad un altro inaudito misfatto? Io lo tralascio e acconsento volentieri a non parlarne, affinché non sembri che in questa città sia esistita la barbarie di un’azione malvagia così infame o che non sia stata vendicata. Ometto la rovina delle tue fortune, che la sentirai tutta sovrastarti alle prossime Idi: vengo a quelle cose che riguardano non la vergogna privata dei tuoi vizi, non la tua difficoltà e turpitudine personale, ma la totalità dello Stato e la vita e la sicurezza di noi tutti.