Cicerone è in ansia per la salute del suo segretario Tirone

Paulo facilius putavi posse me ferre desiderium tui, sed plane non fero et, quamquam magni ad honorem nostrum interest quam primum ad urbem me venire, tamen ego qui a te discessi peccavisse mihi videor. Sed quia tua voluntas ea videbatur esse ut prorsus, nisi confirmato corpore, nolles navigare, approbavi tuum consilium neque nunc muto, si tu es in eadem sententia; sin autem, postea quam paulum cibi cepisti, videris tibi posse me consequi, tuum consilium est. Marionem, magnae fidei virum, ad te eo misi, ut aut tecum ad me quam primum veniret aut, si tu morareris, statim ad me rediret. Tu autem hoc tibi persuade (regge il dat.), si tua valetudo sinit, maxime mea interesse te esse mecum; si autem intelleges opus esse (= che sia necessario) te Patris convalescendi causa paulum commorari, nihil me malle quam te valere.

Cicerone

Ho creduto di poter sopportare un po’ più facilmente la nostalgia di te, ma non la sopporto affatto e, sebbene al nostro onore importa molto che io venga quanto prima in città, tuttavia a me, che mi sono allontanato da te, sembra di aver sbagliato. Ma poiché il tuo volere sembrava essere che non volessi assolutamente navigare, se il corpo non si fosse ristabilito, approvai la tua decisione né ora la cambio, se tu sei nello stesso parere; ma se invece, dopo che hai preso un po’ di cibo, ti sembra di potermi raggiungere, è una tua decisione. Ho mandato lì da te Marione, uomo di grande lealtà, affinché o venisse da me con te quanto prima o, se ti trattenessi, tornasse subito da me. Ma tu convinciti di questo, se il tuo stato di salute lo permette, mi interessa moltissimo che tu sia con me; se invece ti renderai conto che è necessario che tu ti trattenga un po’ a Patrasso per guarire, niente preferisco al fatto che tu stia bene.