Cicerone spera di riabbracciare al più presto la moglie e la figlia

Accepi tuas litteras, quibus intellexi te vereri, ne superiores mihi redditae non essent: omnes sunt redditae diligentissimeque a te perscripta sunt omnia, quod mihi gratissimum fuit. Neque sum admiratus hanc epistolam, quam Acastus attulit, brevem fuisse; iam enim me ipsum exspectas sive nos ipsos, qui quidem quam primum ad vos venire cupimus, etsi, in quam rem publicam veniamus, intelligo; cognovi enim ex multorum amicorum litteris, quas attulit Acastus, ad arma rem spectare, ut mihi, cum venero, dissimulare non liceat, quid sentiam; sed, quoniam subeunda fortuna est, eo citius dabimus operam ut veniamus, quo facilius de tota re deliberemus. Tu velim, quod commodo valetudinis tuae fiat, quam longissime poteris, obviam nobis prodeas. De hereditate Preciana, quae quidem mihi magno dolori est (valde enim illum amavi), sed hoc velim cures: si auctio ante meum adventum fiet, ut Pomponius aut, si is minus poterit, Camillus nostrum negotium curet: nos, cum salvi venerimus, reliqua per nos agemus; sin tu iam Roma profecta eris, tamen curabis, ut hoc ita fiat. Nos, si di adiuvabunt, circiter Idus Novembres in Italia speramus fore. Vos, mea suavissima et optatissima Terentia, si nos amatis, curate ut valeatis.

Cicerone

Ho ricevuto la tua lettera, da cui ho capito che temevi che la precedente non mi fosse stata recapitata: tutte mi sono state recapitate e da te ogni cosa è stata scritta con grandissima cura, cosa che mi è stata assai gradita. Né mi sono meravigliato che questa lettera, che Acasto consegnò, fosse breve; infatti aspetti me in persona o meglio noi, che desideriamo venire da voi quanto prima, anche se capisco verso che repubblica veniamo; ho appreso infatti dalle lettere di molti amici, che Acasto consegnò, che la situazione volge verso lo scontro armato, sicché, quando verrò, non potrò dissimulare ciò che penso; ma, poiché bisogna affrontare la sorte, tanto più rapidamente ci adopereremo per venire, per decidere più agevolmente dell’intera questione. Vorrei che tu, purché avvenga con comodo della tua salute, ci venissi incontro il più avanti che potrai. Riguardo all’eredità di Precio, che mi è di grande dolore (infatti l’ho amato molto), vorrei che ti occupassi di ciò: se la vendita all’incanto avverrà prima del mio arrivo, che Pomponio o, se non potrà, Camillo si occupi del nostro interesse: noi, quando saremo arrivati sani e salvi, ci occuperemo delle restanti cose personalmente; se invece sarai già partita da Roma, tuttavia farai in modo che ciò sia fatto così. Noi, se gli dèi ci aiuteranno, speriamo di essere in Italia all’incirca il 13 Novembre. Voi, mia dolcissima e desideratissima Terenzia, se ci amate, badate di star bene.