Come e quanto leggere

Librorum istic inopiam esse quereris. Non refert quam multos sed quam bonos libros habeas. Qui pervenire vult quo destinavit, unam viam sequi debet: per multas vagari non euntis, sed vagantis est. «Da mihi» inquis «libros magis quam consilia». Ego vero quoscumque habeo mittere paratus sum et totum horreum excutere ! Ceterum quod libros meos tibi mitti desideras, indulgentiae scio istud esse, non iudicii ; et si modo iudicii est, indulgentia tibi imposuit. Sed qualescumque sunt, tu illos sic lege tamquam verum quaeram adhuc, non sciam. Non enim me cuiquam emancipavi, nullius nomen fero ; multum magnorum virorum iudicio credo, aliquid et meo vindico. Nam illi quoque non inventa sed quaerenda nobis reliquerunt. Immo nonnulli eorum supervacua quaesiverunt: iam vivere, iam mori scimus? Res fallunt: illas discerne, non verba.

Seneca

Ti lamenti che qua ci sia mancanza di libri. Non importa quanto numerosi tu li abbia, ma quanto buoni. Chi vuole arrivare dove ha deciso, deve seguire una sola strada: vagare per molte è proprio non di chi va, ma di chi vaga. Dici: «Dammi libri più che consigli». Io veramente sono pronto a mandarti tutti quelli che ho e a rovistare tutto il ripostiglio! D’altra parte quanto al fatto che desideri che ti vengano mandati i miei libri, so questo è proprio dell’indulgenza, non di un giudizio; e se pure è proprio di un giudizio, te lo ha imposto l’indulgenza. Ma di qualunque genere siano, tu leggili così come se io cercassi ancora la verità, non la conoscessi. Infatti non mi sono liberato da nessuno, non porto il nome di nessuno; mi fido molto del giudizio dei grandi uomini, qualcosa rivendico anche al mio. Infatti anche loro ci hanno lasciato questioni non risolte ma da indagare. Anzi alcuni di loro hanno indagato anche le (questioni) superflue: sappiamo già vivere, già morire? Le cose ingannano: distingui quelle, non le parole.