Cicerone difende il proprio operato

Mihi cognitum est, patres conscripti, in me omnium vestrum ora atque oculos esse conversos, video vos non solum vobis ac rei publicae, sed etiam mihi timere. Est mihi iucunda in malis et grata in dolore vestra erga me voluntas, sed eam, per deos inmortales, deponite atque obliti salutis meae vobis ac vestris liberis cavete. Mihi si haec condicio consulatus data est, ut omnes acerbitates, omnes dolores cruciatusque perferrem, feram non solum fortiter, verum etiam libenter. Hoc tantum cupio, ut meis laboribus vobis populoque Romano dignitas salusque pariatur. Ego sum ille consul, patres conscripti, cui nihil umquam vacuum mortis periculo atque insidiis fuit: non curia, summum auxilium omnium gentium, non domus, omnibus commune perfugium, non lectus quieti datus, non denique haec sella curulis! Ego multa tacui, multa pertuli, multa concessi, multa meo quodam dolore vobis sanavi.

Cicerone

So, o senatori, che gli occhi e i volti di tutti voi sono rivolti verso di me, vedo che voi temete non solo per voi e per lo Stato, ma anche per me. La vostra benevolenza nei miei confronti mi è piacevole nelle disgrazie e gradita nel dolore, ma, per gli dèi immortali, rinunciatevi e, dimentichi della mia salvezza, provvedete a voi e ai vostri figli. Se mi è stata concessa questa carica consolare, affinché sopportassi ogni amarezza, ogni dolore e sofferenza, sopporterò non solo con forza, ma anche volentieri. Desidero soltanto questo, che dai miei sforzi si generi prestigio e salvezza per voi e per il popolo Romano. Io, o senatori, sono quel console per il quale mai nulla è stato libero dal pericolo di morte e dalle insidie: non la curia, grandissimo aiuto di tutte le genti, non la casa, comune rifugio per tutti, non il letto, destinato al riposo, non infine questa sedia curule! Ho taciuto molte cose, ho sopportato molte cose, ho concesso molte cose, ho risolto per voi molte cose con il mio dolore.